lunedì 18 agosto 2014

Royalties


Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.
- See more at: http://www.petrolioegas.it/parliamo-di/royalty-e-tassazione-nella-produzione-di-idrocarburi-in-italia/#sthash.nOubnjlK.dpuf

Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.
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http://www.nocensura.com/2013/10/nero-ditalia-il-petrolio-della.html
martedì 15 ottobre 2013
 . .   ben l’82% del petrolio italiano viene estratto dalle terre potentine (il 96% tra le terre ed il mare di Basilicata e Sicilia – dati del Ministero Sviluppo Economico, ndr). La Val d’Agri è il più grande giacimento di petrolio dell’Europa continentale, la Basilicata è al 4º posto fra i paesi europei produttori di petrolio ed al 49º come produttore mondiale pari allo 0,1% del totale della produzione mondiale. . . (fonte: Ministero dello Sviluppo Economico; Legambiente – Dossier “Petrolio in Val d’Agri”):


  . . . Le concessioni di coltivazione per l’estrazione di petrolio in Basilicata sono 3 e si estendono su un territorio totale di 1013,29 kmq: Gorgoglione (Total, 75% – Shell Italia E&P, 25%), Serra pizzuta (ENI) e Val d’Agri, che costituisce quella principale. Il titolo si estende su una superfice territoriale di oltre 60mila ettari con operatore principale ENI (61% e il restante 39% di proprietà di Shell Italia E&P) e si proietta su riserve stimate in 500 milioni di B.o.e. (barili olio equivalenti).
Nel giacimento Val d’Agri dell’Eni (con una partecipazione minoritaria di Shell) la produzione attuale è di circa 85mila barili/giorno ma le previsioni sono di arrivare a circa 130mila con il nuovo Piano di sviluppo in corso di negoziazione. Si aggiungeranno poi i 50mila barili/giorno che saranno prodotti dalla Total (anch’essa con Shell socio di minoranza) nel giacimento di Tempa Rossa a partire dal 2015. In tutto, quindi, circa 180mila barili di petrolio al giorno. . .
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http://www.greenreport.it/news/la-regione-sicilia-voleva-ridurre-le-royalties-ai-petrolieri-dal-20-al-13/
Italia Nostra: «Contraddizioni insostenibili della giunta Crocetta»

La Regione Sicilia voleva ridurre le royalties ai petrolieri dal 20% al 13%

Il Commissario dello Stato dice no: «Negli altri Paesi europei sono del 50/60%»
[24 gennaio 2014]
- See more at: http://www.greenreport.it/news/la-regione-sicilia-voleva-ridurre-le-royalties-ai-petrolieri-dal-20-al-13/#sthash.qy9ZTh6l.dpufmmmmmmMMMMMMMM
Il 9 gennaio 2014, nella seduta per l’approvazione della legge di stabilità, i deputati della Sicilia si sono trovati a votare a favore o meno della possibilità di abbassare dal 20% al 13% le royalties per le compagnie che estraggono petrolio. Il provvedimento è passato con 44 voti a favore e 26 contrari. Le royalties erano state aumentate appena un anno fa con un’apposita norma della passata scorsa finanziaria, che era stata proposta dal Movimento 5 Stelle e che aveva raddoppiato l’imposta dal 10 al 20%, una  misura che era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere e di estrazione che hanno poi cominciato ad esercitare una forte pressione sulla giunta Criocetta che evidentemente aveva dato i suoi frutti. - See more at: http://www.greenreport.it/news/la-regione-sicilia-voleva-ridurre-le-royalties-ai-petrolieri-dal-20-al-13/#sthash.qy9ZTh6l.dpuf
Italia Nostra: «Contraddizioni insostenibili della giunta Crocetta»

La Regione Sicilia voleva ridurre le royalties ai petrolieri dal 20% al 13%

Il Commissario dello Stato dice no: «Negli altri Paesi europei sono del 50/60%»
[24 gennaio 2014]
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Italia Nostra: «Contraddizioni insostenibili della giunta Crocetta»

La Regione Sicilia voleva ridurre le royalties ai petrolieri dal 20% al 13%

Il Commissario dello Stato dice no: «Negli altri Paesi europei sono del 50/60%»
[24 gennaio 2014]
Petrolio sicilia
Il 9 gennaio 2014, nella seduta per l’approvazione della legge di stabilità, i deputati della Sicilia si sono trovati a votare a favore o meno della possibilità di abbassare dal 20% al 13% le royalties per le compagnie che estraggono petrolio. Il provvedimento è passato con 44 voti a favore e 26 contrari. Le royalties erano state aumentate appena un anno fa con un’apposita norma della passata scorsa finanziaria, che era stata proposta dal Movimento 5 Stelle e che aveva raddoppiato l’imposta dal 10 al 20%, una  misura che era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere e di estrazione che hanno poi cominciato ad esercitare una forte pressione sulla giunta Criocetta che evidentemente aveva dato i suoi frutti.
Ma il Commissario dello Stato ha bloccato l’art. 5 comma 2 della Legge Finanziaria della Regione Sicilia, che riguarda la riduzione delle royalties per l’estrazione degli idrocarburi, perché  «Si ritiene essere in contrasto con l’art. 81 della Costituzione». Il Commissario dello Stato sottolinea: «Si rileva che il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante» ed evidenzia che negli altri Paesi europei le royalties sono del 50/60%.
- See more at: http://www.greenreport.it/news/la-regione-sicilia-voleva-ridurre-le-royalties-ai-petrolieri-dal-20-al-13/#sthash.qy9ZTh6l.dpuf

Italia Nostra: «Contraddizioni insostenibili della giunta Crocetta»

La Regione Sicilia voleva ridurre le royalties ai petrolieri dal 20% al 13%

Il Commissario dello Stato dice no: «Negli altri Paesi europei sono del 50/60%»
[24 gennaio 2014]
Petrolio sicilia Il 9 gennaio 2014, nella seduta per l’approvazione della legge di stabilità, i deputati della Sicilia si sono trovati a votare a favore o meno della possibilità di abbassare dal 20% al 13% le royalties per le compagnie che estraggono petrolio. Il provvedimento è passato con 44 voti a favore e 26 contrari. Le royalties erano state aumentate appena un anno fa con un’apposita norma della passata scorsa finanziaria, che era stata proposta dal Movimento 5 Stelle e che aveva raddoppiato l’imposta dal 10 al 20%, una  misura che era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere e di estrazione che hanno poi cominciato ad esercitare una forte pressione sulla giunta Criocetta che evidentemente aveva dato i suoi frutti.
Ma il Commissario dello Stato ha bloccato l’art. 5 comma 2 della Legge Finanziaria della Regione Sicilia, che riguarda la riduzione delle royalties per l’estrazione degli idrocarburi, perché  «Si ritiene essere in contrasto con l’art. 81 della Costituzione». Il Commissario dello Stato sottolinea: «Si rileva che il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante» ed evidenzia che negli altri Paesi europei le royalties sono del 50/60%.

Italia Nostra: «Contraddizioni insostenibili della giunta Crocetta»

La Regione Sicilia voleva ridurre le royalties ai petrolieri dal 20% al 13%

Il Commissario dello Stato dice no: «Negli altri Paesi europei sono del 50/60%»
[24 gennaio 2014]
Petrolio sicilia
Il 9 gennaio 2014, nella seduta per l’approvazione della legge di stabilità, i deputati della Sicilia si sono trovati a votare a favore o meno della possibilità di abbassare dal 20% al 13% le royalties per le compagnie che estraggono petrolio. Il provvedimento è passato con 44 voti a favore e 26 contrari. Le royalties erano state aumentate appena un anno fa con un’apposita norma della passata scorsa finanziaria, che era stata proposta dal Movimento 5 Stelle e che aveva raddoppiato l’imposta dal 10 al 20%, una  misura che era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere e di estrazione che hanno poi cominciato ad esercitare una forte pressione sulla giunta Criocetta che evidentemente aveva dato i suoi frutti.
Ma il Commissario dello Stato ha bloccato l’art. 5 comma 2 della Legge Finanziaria della Regione Sicilia, che riguarda la riduzione delle royalties per l’estrazione degli idrocarburi, perché  «Si ritiene essere in contrasto con l’art. 81 della Costituzione». Il Commissario dello Stato sottolinea: «Si rileva che il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante» ed evidenzia che negli altri Paesi europei le royalties sono del 50/60%.
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TUTTI I NUMERI E LE INFORMAZIONI DEL MINISTERO
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/home.asp

UNMIG presentazione
Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/dgrme/direzione/unmig.asp 

Elenco dei permessi di ricerca vigenti:
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/ricerca/titoliricerca.asp

PERMESSI DI RICERCA NELLA REGIONE SICILIA
 http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/titoli/regione.asp?codreg=SI&tipo=IPS&regione=SICILIA

Produzione mensile distinta per regione/zona marina - Anni 2004-2014
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/produzione/produzione.asp

Gettito royalties anno 2014
Proventi delle royalties applicate alle produzioni idrocarburi degli anni 2012 e 2013
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/2014/2014.asp
GCB nota il mistero del gettito nullo nel 2012

Regime delle royalties in altri paesi europei
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/royalties_in_europa.asp
GCB: in qualche sito si legge che la Norvegia impone royalties del 78 %, qui invece risulat zero, la  contraddizione apparente l'ho capita molto dopo: molti fanno confusione fra royalties e tasse. Ai fini dell'incasso dello Stato non cambia, ai fini del meccanismo di controllo e di evasione cambia moltissimo. Quindi, nel confronto fra Stati non bisogna limitarsi alle sole royalties, ma a tutto il sistema di tassazione, partecipazione e controllo.
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/royalties_in_europa.asp

Tabella comparativa royalties e canoniin Europa
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/royalties_e_canoni.pdf


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http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/i-soldi-del-petrolio-lucano-a-pioggia-e-spesi-male-no715010

I soldi del petrolio lucano
«a pioggia» e spesi male

di LUIGIA IERACE

POTENZA - Quasi 400 pagine e migliaia di file per raccontare come sono impiegate (o non impiegate) le risorse finanziarie generate dall’attività estrattiva di petrolio in Basilicata. In particolare, quel miliardo e 160 milioni di euro, soltanto di royalty, incassato tra il 2001 e il 2013
dalla Regione e dai 12 Comuni interessati dall’attività estrattiva. Com’è stato utilizzato? La gestione da parte di ciascun soggetto pubblico beneficiario ha permesso di raggiungere gli obiettivi programmati? È da questi interrogativi che è partita l’indagine sull’utilizzo delle risorse generate dall’estra - zione petrolifera, i cui risultati sono appena stati pubblicati, della Corte dei Conti, Sezione regionale di controllo per la Basilicata. Ma la ricerca preparata nel 2009 e avviata nel 2010 «si è sviluppata in maniera inattesa rispetto all’origine e alle stesse previsioni».

Il referto che il magistrato istruttore e relatore, Giuseppe Teti, aveva già anticipato nell’adunanza pubblica, disertata però dalla gran parte degli enti interessati, . . .  Regione Basilicata e Comuni dovranno certamente dare alla Corte dei Conti, ma anche ai cittadini lucani le risposte ai numerosi interrogativi che il giudice contabile lascia aperti, a partire dalla quantità di royalty erogate. I dati forniti dalla Regione, come rileva la Corte dei Conti, mostrano valori differenti rispetto a quelli comunicati dalle compagnie petrolifere o pubblicati sul sito dell’Unmig. Ma all’Audizione pubblica tranne i rappresentanti di 5 Comuni e il responsabile del Piano operativo Val d’Agri

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GCB oltre a quelle riportate qui, vi sono altre considerazioni interssanti sul controllo delle royalties

http://www.goccediverita.it/tag/royalties/

  . . .  Sono usciti da poco, infatti, dati del Ministero dello Sviluppo Economico sul gettito delle royalties per l’anno 2013. Un dato è subito evidente: lo Stato complessivamente ha incassato 52 milioni di euro, le 9 Regioni interessate dalle estrazioni 195 milioni, i Comuni 32 milioni. Una pioggia di euro notevole, che stride con le lamentele dei politici locali.
 . . .
Ma andiamo nella controversa Sicilia, una delle Regioni italiane che spende di più in assoluto, tanto da essere paragonata a dieci Regioni “normali”. Nel 2010 la Regione ha speso 1,74 miliardi di euro per mantenere la sua macchina amministrativa e ora rischia di non avere copertura finanziaria per la cassaintegrazione nel 2014, se non si troveranno almeno 100 milioni di euro, dicono i Sindacati. Una tragedia annunciata, che pure sembra non togliere il sonno ai ricchi consiglieri regionali. Anche la Sicilia ha avuto il suo assegno dai petrolieri, sarei curioso di sapere che cosa ne è stato.
  . . .

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http://www.qds.it/14891-quel-pasticciaccio-brutto-delle-royalties-siciliane.htm

Quel pasticciaccio brutto delle royalties siciliane
di Rosario Battiato

Governo umiliato e offeso, cassata la norma che riduce dal 20 al 13% i diritti sulle estrazioni. Janni (Italia Nostra): “Governo e maggioranza succubi dei poteri industriali”

PALERMO – La mannaia del Commissariato dello Stato per la Regione siciliana non ha soltanto “umiliato” la manovra finanziaria votata all'Ars, come sottolineato dai banchi dall'opposizione di Palazzo dei Normanni, ma ha ulteriormente rinfocolato la lunga polemica sulle royalties per le attività estrattive, leggasi attività petrolifere. L'impugnativa del prefetto Carmelo Aronica, che ha cassato ben 33 articoli della legge di stabilità regionale, non ha infatti salvato la riduzione dal 20 al 13% delle royalties, ulteriore motivo di imbarazzo per un norma fortemente voluta dal duo Crocetta-Vancheri e che adesso risalta come ventre molle gentilmente offerto alle lance, già affilate, degli ambientalisti nostrani.

Il Commissario dello Stato ha diffuso le motivazioni dell'impugnativa che riguarda “Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2014, legge di stabilità regionale”. Tra le norme cassate c'è appunto proprio l’art. 5 c. 2 che “si ritiene essere in contrasto – si legge nell'impugnativa - con l’art. 81 della Costituzione”. Si tratta dell'articolo che disciplina le regole essenziali del bilancio dello Stato che rappresenta il documento contabile in cui vengono elencate le entrate e le spese relative all’attività finanziaria dello Stato in un periodo di tempo determinato.

Nelle motivazioni dell'impugnativa si legge come “si rileva che il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante”. Altre pesanti responsabilità vanno rintracciate nella relazione tecnica nella quale "non è fatto alcun cenno alle ragioni che hanno indotto il legislatore a tale scelta ed alle conseguenze sugli equilibri finanziari dei Comuni nei cui territori ricadono i giacimenti che, in virtù dell’art. 13, 4° c. della L.R. 9/2013, hanno diritto ai due terzi dei proventi derivanti dalla suddetta aliquota”.
La ramanzina del commissario, però, non si ferma perché “si soggiunge, peraltro, che risulta inspiegabile come, a fronte di detta previsione legislativa, il relativo capitolo di bilancio 2612, presentava inizialmente una dotazione di 8.547 migliaia di euro in diminuzione rispetto al dato rendicontato nel 2012 di 10.232 migliaia di euro, mentre nel testo notificato a questo Commissariato, a seguito della approvazione definitiva, risulta aumentata a 15 milioni”.

L'occasione è stata sin troppo ghiotta per quanti aspettavano al varco l'ennesimo tonfo del governo in una materia così delicata. “La bocciatura da parte del Commissario dello Stato dell'abbattimento delle royalties proposto da un governo e da una maggioranza succube dei poteri industriali, - ha dichiarato Fabio Granata, Green Italy - rappresenta una bellissima notizia e l'ennesima figuraccia di un Governo patetico e privo di visione”.
 
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Una relazione del 2010 di quello cheora è diventato il presidente dell'ENI
vari spunti per vedere il punto di vista dei petrolieri
http://www.assomineraria.org/news/attach/descalzi_convegno_assomineraria_2010.pdf


http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm10/documenti_acquisiti/AS%201507,%201920,%201998%20e%202267%20%28Royalties%29/2010_10_06%20Assomineraria%20-%20testo.pdf

     Assomineraria rappresenta le compagnie energetiche italiane e straniere impegnate nell'attività di esplorazione & produzione (E&P) di idrocsrburi in Italia.

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http://www.nuovadelsud.it/primo-piano/primo-piano-news/economia/4692-petrolio,-altrove-fanno-i-fatti-in-sicilia-le-royalties-sono-gi%C3%A0-al-20.html

 . . .un anno fa infatti, su proposta del Movimento 5 Stelle, la Regione Sicilia, in forza del suo statuto speciale, ha aumentato in un batter d’occhio le royalties dal 10 al 20%. Un sogno per la Basilicata. Peccato, però, che a inizio 2014, con i “grillini” usciti dalla maggioranza, il governatore Crocetta (ex dipendente Eni) abbia deciso di tornare indietro. «Non possiamo mantenere un’alta tassazione per le imprese produttive» ha detto. E così,
 
 dietrofront: si passa dal 20 al 13% con il sì in aula di 44 consiglieri (in prima fila quelli di Pd e Udc) e l’opposizione dei 5 Stelle. Il brindisi per i petrolieri, però, è durato poco, perché a distanza di pochi giorni, il Commissario dello Stato, la figura che in Sicilia passa al vaglio tutte le leggi e ne verifica la costituzionalità, ha detto no, i . . .   Dunque, per il 2013, i 27 milioni di euro che devono sborsare le compagnie petrolifere alla Regione Sicilia sono salvi.
 
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NUMERI
http://www.assomineraria.org/news/view.php?news_pk=7231&from=index

ASSOMINERARIA
Le ricadute dell'aumento delle Royalties (maggio 2013) sulle Entrate della Regione Siciliana.
Un'analisi sulla base dei bilanci degli operatori

10 luglio 2014
GCB: misteri ossimorici della logica dei petrolieri. E' da rileggere se fosse necessario contrastare uscite pubbliche di questo genere


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DOCUMENTO BASILARE
TABELLA INCASSI
https://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssEnergia/PIR_DipEnergia/PIR_2754499.1088975756/PIR_ExInevidenza2011/20130725_Tabella%20royalties%202012.pdf

 GCB: documento basilare: incassi della Regione Sicilia e dei Comuni dal 2001 ad oggi

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FONDAMENTALE
http://www.fiscooggi.it/files/u27/rassegnastampa/01072010-07.pdf

01 Luglio 2010
ItaliaOggi anticipa un dossier della Cygam, società canadese che dice: trivellare lo stivale conviene

Italia paradiso fiscale del petrolio

Royalties basse, franchigia e possibilità di rimpatriare i profitti
 di Stefano Sansonetti  

Un autentico Eldorado petrolifero. Una sorta di zona franca in cui provare a estrarre petrolio è vantaggioso sotto diversi punti di vista. È proprio in questi termini che l'Italia viene vista dalle società estere che negli ultimi tempi stanno arrivando sulla penisola per fare affari con l'oro nero.

I motivi sono illustrati nel dettaglio all'interno di un dossier elaborato dalla Cygam Energy, società petrolifera canadese, che ItaliaOggi è in grado di anticipare. Si può partire da un concetto, che già da solo dice tutto. «La struttura italiana delle royalties è una delle migliori al mondo», si legge in passaggio del documento. La ragione per la quale questa struttura è considerata migliore viene spiegata subito dopo. «Per i permessi offshore la royalty statale sulla produzione di petrolio è solo del 4%», scrive quasi trionfante la Cygam. In gran parte del resto del mondo, il livello si fissa in una forchetta che mediamente va dal 30 all'80%.
Ma c'è di più e per rendersene conto basta proseguire la lettura del documento che risale al 22 aprile 2010. Si dà infatti il caso che in Italia sia anche previsto che «non devono essere pagate royalties sui primi 300 mila barili di petrolio prodotto ogni anno e per ogni giacimento». Attenzione, per ogni anno e per ogni giacimento significa che se una società si è aggiudicata, tanto per fare un esempio, cinque giacimenti, il tetto entro il quale può produrre liberamente, senza sborsare un euro allo stato italiano, è dato dal risultato che si ottiene moltiplicando i 300 mila barili per cinque. Per dare un'idea ancora più concreta dei vantaggi, la Cygam spiega ancora che tutto questo vuol dire «una produzione di petrolio libera da royalties sui primi 822 barili al giorno, per singolo giacimento».
Discorso simile vale per il gas. «La produzione di gas offshore è soggetta a una royalty del 7%», si può ancora leggere, «ma i primi 1.750 MMcf (milioni di piedi cubi, ndr) all'anno, e per giacimento, il che vuol dire approssimativamente 4,8 MMcf al giorno, sono sempre liberi da royalty». Infine un riferimento al sistema fiscale. «La tassazione sulle società in Italia è al massimo al 33%», precisa il dossier che subito dopo conclude: «E non ci sono restrizioni al rimpatrio dei profitti». Su quest'ultimo punto, per comprenderne la portata, si può pensare al caso della San Leon Energy srl, la piccola società italiana che sta cercando di farsi autorizzare prospezione petrolifere di circa mille kmq al largo della Sicilia sud-occidentale (vedi ItaliaOggi del 26 giugno scorso). Gli eventuali profitti della srl, in pratica, potrebbero essere rimpatriati senza problemi alla casa madre di Dublino, la San Leon Energy Ltd, che ovviamente potrebbe sfruttare la più vantaggiosa aliquota fiscale prevista sulle società irlandesi, il 12,5%.
Naturalmente anche la Cygam, autrice del dossier, ha interessi in Italia, dove opera attraverso la Vega Oil spa, controllata al 100%, con sede a Roma. Dall'ultimo bilancio disponibile, si apprende che la Vega Oil vanta sei permessi di ricerca per idrocarburi in altrettante aree: 126 kmq nell'Adriatico, 337 kmq nel canale di Sicilia, 615 kmq a Nord della Maiella in Abruzzo, 154 kmq in provincia di Foggia, 165 in provincia di Potenza e 155 ancora vicino Foggia. Davvero niente male.
«La situazione è imbarazzante», spiega Mario Di Giovanna, ingegnere e componente del direttivo dell'AltraSciacca, associazione che si sta battendo da tempo contro prospezioni e trivellazioni in Sicilia. In riferimento alla franchigia annuale, Di Giovanna racconta che «la piattaforma Gela 1, in circa sette anni di attività, non ha pagato un euro di royalty allo stato». E questo perché il giochino è semplice: rimanere sotto i tetti che consentono l'esenzione. In più, prosegue, «la normativa italiana prevede solo un'autocertificazione della produzione di petrolio, senza controlli». Di bene in meglio. Ma piano piano, almeno in Sicilia, la guardia si sta alzando.
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FONDAMENTALE

http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/nomisma_tassazione_idrocarburi.pdf
 NOMISMA
Tassazione della produzione di gas e petrolio in Italia: unconfronto

GCB: documento molto serio, pesante, ma impegnativo. Devo tornarci

estratti dallo stesso documento
http://ambienterisorse.wordpress.com/2012/12/02/analisi-tassazione-della-produzione-di-gas-e-petrolio-in-italia-un-confronto-di-nomisma-energia/

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http://www.lucanineuropa.eu/le-royalties-del-petrolio-in-basilicata-saranno-escluse-dal-patto-di-stabilita.html

Le royalties del petrolio in Basilicata saranno escluse dal patto di stabilità

Marcello Pittella
Potenza, 2014-06-23 – Le royalties derivanti dalle attivita’ di estrazione del petrolio in Basilicata saranno escluse dal patto di stabilita’. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Marcello Pittella, comunicando che il governo regiornale sta per procedere a licenziare un disegno di legge per escludere i proventi delle attivita’ estrattive sul territorio. Le royalties per il 2013 ammontano a 166 milioni di euro. Il provvedimento mira a ”mantenere la tenuta sociale e l’economia di una regione che sta lentamente morendo anche a causa dei lacci imposti dal patto di stabilita”’,

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http://www.ecplanet.com/node/3387

La Norvegia non ha debito pubblico. Come mai?

By Edoardo Capuano - Posted on 07 luglio 2012
NorvegiaCos’ha la Norvegia che l’Italia non ha? N. Forcheri
La Norvegia sarebbe un caso da studiare e da emulare: un surplus del 10%, un profitto netto dei titoli di stato di Oslo del 6,197%, di più del 4,747% del bund e del 2,931% dei bond svizzeri, il più basso tasso di disoccupazione (Wall Street Italia) .
Quello che l’articolo non dice lo si può trovare facilmente su wikipedia, e cioé che l’economia norvegese è caratterizzata dalla proprietà statale di grossi comparti industriali cruciali come il petrolio (Statoil), l’energia idroelettrica (Statkraft), l’alluminio (Norsk Hydro), la principale banca del paese (DnB NOR), e le telecomunicazioni (Telenor), e che ben il 30% del valore della borsa di Oslo è in mano allo Stato. Se si comprendono anche le partecipazioni in società non quotate, la quota pubblica aumenta drasticamente con i titoli petroliferi diretti. Insomma, la Norvegia ha la sua IRI intatta, prima del golpe bianco del Britannia.
Inoltre il petrolio del paese è controllato dal governo tramite i maggiori operatori come il 62% in Statoil nel 2007, la controllata statale al 100% Petoro, e SDFI, oltre al controllo delle licenze di esplorazione e produzione. Una sorta di ENI alla Mattei, prima del fatale “incidente”.
Poi scopro che il paese, pur essendo il primo produttore ed esportatore di petrolio d’Europa, non è membro dell’OPEC, e che ha fondato un FONDO PENSIONI SOVRANO nel 1995 per ridistribuire i proventi del petrolio, del fisco, dei dividendi, delle cessioni e delle royalties. Si aggiunga a questo che non fa parte dell’UE e che la sua corona è pertanto più sovrana/pubblica dell’euro. Infine, la Banca centrale norvegese gestisce uffici di investimento a LONDRA, NEW YORK E SHANGHAI.

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Anche se un po' datatao (2012) Chiarisce molti elementi sul modo in cui vengonono calcolate e ripartite le royalties per impianti a terra ed impanti a mare. Il caso Gela in particolare.

http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG194043&idc=2
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Previsioni e preoccupazioni sulle nefaste conseguenze dell'aumento delle royalties di un  Tony Zermo ragusano che non si sono avverate.

http://www.ragusanews.com/articolo/31525/petrolio-in-sicilia-leta-delloro-e-finita


http://www.ragusanews.com/articolo/31587/franchigie-sul-petrolio-la-triplice-scrive-al-commissario-dello-stato

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http://livesicilia.it/2014/01/09/petrolio-si-dellaula-alla-riduzione-delle-royalties_427139/
http://www.siracusaoggi.it/siracusa-royalties-sullestrazione-di-petrolio-e-gas-la-replica-del-deputato-bandiera-siracusa-non-perde-nulla/http://www.siracusa-online.it/royalties-sui-petrolieri-dove-sta-la-verita/#

 . . . . L’aumento dal 10 al 20%, che si è rivelato solo virtuale, era stato approvato lo scorso anno e mai applicato dalla Regione, continuando a riscuotere il 10%. Inoltre secondo quel regime economico le compagnie petrolifere godevano di una franchigia . . .
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Una raccolta di proposte per promulgare una legge organica. Qualcosa è velleitaria e non è proponibile (come l'aggiornamento obbligatorio degli impianti all'ultima tecnologia disponibile !)

http://www.nuovosensocivico.it/documenti/proposta_legge.pdf

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GCB dal Sole24ore: sono considerazioni e "risultati"  che continuano a non convincere.
L'importo delle tasseversate dalle compagnie petrolifere è manipolabile a piacere, come ho imparato in 30 anni di lavoro, e la manipolazione si faceva principalmente giocando sul prezzo del greggio e sui noli. Le tasse pagate da chi estrae petrolio dipendono da molte cose e non è certo con il misero aumento delle royalties che possono diminuire.

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-08-02/royalties-petrolifere-boomerang-sicilia-081328.shtml?uuid=ABs6DhgB

Royalties petrolifere: boomerang in Sicilia

 La partita è ancora aperta, ma, per ora, a uscire malconce sono le casse siciliane che, con l'aumento, dal 10% al 20%, delle royalties petrolifere per le società che operano sull'isola e la cancellazione delle franchigie, decisa a maggio 2013, scontano un imprevisto effetto boomerang.
A dimostrarlo sono i numeri raccolti da Assomineraria, l'associazione delle compagnie petrolifere attive in Italia, che ha chiesto alle tre società presenti sull'isola (Enimed, Edison e Irminio) di indicare l'esborso complessivo in royalties e imposte sulla produzione. Un ammontare che finisce tutto nelle casse siciliane visto che pure le tasse sono pagate alla Regione anche perché le società devono avere residenza nell'isola. E i dati sono eloquenti: nonostante il lieve aumento della produzione di idrocarburi del 2,3% nel 2013 rispetto al 2012, il gettito fiscale complessivo per la Sicilia è diminuito di 22 milioni di euro (-19%) rispetto al 2012.
In termini di royalties, nel 2013 alla Regione e ai Comuni interessati dallo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi sono arrivati 55 milioni di euro a fronte dei di 30 milioni dell'anno prima. Ma ciò è stato accompagnato da una contestuale diminuzione delle imposte versate. Perché? La risposta è semplice: le royalties rappresentano un costo per le aziende e possono essere detratte dall'imponibile con il risultato che diminuiscono l'importo della stessa imposta. Man mano che aumentano, quindi, si riducono gli utili per le società e quindi le tasse che queste sono chiamate a versare. Non a caso, scorrendo i numeri di Assomineraria, le imposte versate alla Regione nel 2013 sono scese a 74,1 milioni di euro contro i 104,9 milioni del 2012. Sommando quindi le entrate complessive (royalties e tasse), nel 2013 si ha un totale di 93,8 milioni di euro (contro i 115,9 del 2012): 22 milioni in meno appunto per la Sicilia. Senza contare che, come Assomineraria ha ricordato in più occasioni, un incremento delle royalties e, in misura maggiore l'abolizione delle franchigie, rendono i campi petroliferi non più economici, soprattutto i più piccoli, condannandoli alla chiusura.
L'aumento, quindi, sostengono gli operatori, è stato controproducente per tutti, Regione e società. Lo stesso governatore Rosario Crocetta, nel protocollo firmato a giugno con Assomineraria, che prevede investimenti per 2,4 miliardi nei prossimi 4-5 anni, si è impegnato «a ripristinare e a mantenere, con particolare riferimento alle royalties, un contesto normativo stabile». Finora, però, la promessa è rimasta lettera morta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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http://www.qds.it/14689-royalties-giu-per-i-petrolieri-regalo-della-regione.htm
http://www.essepress.com/sicilia-ridotte-le-royalties-per-le-estrazioni-petrolifere-dal-20-al-13-regalo-ai-petrolieri/
 QDS 19 agosto 2014

Royalties giù per i petrolieri, regalo della Regione
di Antonio Leo

Nessun impegno da parte delle compagnie a investire nella bonifica dei territori. Ecco perché lo sconto è stato definito da più parti "una svendita"

Per alcuni è un’opportunità di sviluppo, per altri invece è l’ennesimo regalo alle grandi compagnie del petrolio. Fatto sta che ieri all’Assemblea regionale è stata approvata una norma che riduce le royalties per le estrazioni petrolifere dal 20 al 13 per cento. Le royalties in buona sostanza sono un corrispettivo che le multinazionali degli idrocarburi pagano alla Regione siciliana in cambio dello sfruttamento del territorio.
Va subito detto che questa forma di compensazione era stata aumentata nella scorsa Finanziaria regionale dal 10 al 20 per cento, ma il Governo non ha mai applicato l’aliquota – la quale sarebbe scattata a partire dall’anno appena iniziato – per timore che l’aziende avrebbero fatto ricorso contro il provvedimento.

Quindi, in effetti, rispetto all’ultima applicazione dell’aliquota in Sicilia, le compagnie dell’oro nero subiranno un leggero rincaro, in quanto passeranno dal 10 al 13 per cento. L’effetto della manovra – secondo le prime stime regionali diffuse dall’Ansa – dovrebbe portare nelle casse pubbliche tra i 9 e i 10 milioni di euro, di cui circa 3 alla Regione e 7 ai Comuni. Oltre ad applicare l'aliquota del 13 per cento, la nuova norma cancella la franchigia pari a 1.500 barili, di fatto l’aliquota quindi scatta subito.
Quello che in molti lamentano in queste ore è l’assoluta mancanza di contropartite per lo sconto ottenuto dai petrolieri. Nessun impegno è previsto per la bonifica del devastato territorio siciliano. La sensazione è dunque quella di una “resa incondizionata”.
La conferma arriva anche da ambienti istituzionali. “La diminuzione delle royalties con provvedimento governativo – spiega il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino - non prevede nessuna forma di compensazione per il territorio in termini di infrastrutturazione e bonifica delle aree interessate agli insediamenti petroliferi, almeno in questa fase. Una condizione inaccettabile. Ecco perché avevamo si proposto l'abbassamento delle royalties al 10% con un sub-emendamento che prevedeva però l'obbligatorietà per le società petrolifere di applicare importanti misure di compensazione e bonifica ambientale e la costruzione di infrastrutture primarie come strade, porti oltre che l’abbassamento del prezzo dei carburanti alla pompa, anche ad 80 centesimi litro per il gasolio o 1 euro litro per la benzina per gli impianti dell'isola, altro che regalo”.
Invece, i siciliani continuano a essere “cunnuti e vastunati” (cornuti e bastonati). Oltre un anno fa – era il 10 ottobre del 2012 – raccontavamo in un’inchiesta del QdS, infatti, come la Sicilia è tra le Regioni che pagano di più la benzina in Italia, nonostante “una capacità di raffinazione pari a oltre 40 milioni di tonnellate (il 40% dell’intera capacità italiana)”. Un paradosso che solo nella terra di Pirandello possiamo accettare.
E d’altro canto i benefici economici sono minori di quello che può apparire: infatti quel 13% non va tutto nelle casse della Regione, che percepirà per legge solo il 7,5%.

“Il danno che la Sicilia subisce in termini ambientali è notevole e permanente”, ha aggiunto il deputato Pippo Gianni, tra gli altri firmatari del sub-emendamento all’articolo 5, comma 2, della legge di stabilità regionale che voleva introdurre forme di compensazione per il territorio.
 . . . . . 
“La maggioranza svende il territorio alle grandi imprese di estrazione petrolifera”, tuonano i deputati del Movimento cinque stelle.
“Una vergogna, come sempre, - affermano Ciaccio, Foti, La Rocca, Zafarana, ai quali si aggiunge la voce del deputato Pdl-Ncd Vincenzo Vinciullo - la maggioranza ha deciso a spese dei siciliani, cedendo a pressioni politiche esterne riduce l'introito dovuto alla Regione e ai Comuni e aumenta, come ad esempio nel comma successivo, le tasse sullo start up delle imprese. Della serie, regali per le multinazionali e tasse per i siciliani”.
  . . . . .  .
Le proposte del Movimento 5 Stelle, nelle more di una riforma che abolisca definitivamente le royalties, come accade già nel Nord Europa, sono quelle di istituire direttamente una tassazione sul fatturato e riformare l'intero sistema autorizzativo dei pozzi, confrontandoci con la volontà di tutti i siciliani”.
Non mancano i pareri positivi, come quello di Marco Forzese, deputato dei Democratici riformisti per la Sicilia, il quale è convinto che - con “l’abbattimento fino al 13% delle royalties” - “si dà un concreto aiuto ai Comuni in cui ricadono le aree industriali petrolifere che grazie proprio alle royalties potranno investire risorse nelle bonifiche e nella tutela dell'ambiente”.
Ma fino a oggi – con le aliquote ancora al 10% - molto raramente si è assistito a tale interventismo.

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http://www.bellaciaoag.it/Sicilia-movimento-cinque-stelle-Crocetta-fa-marcia-indietro-sulle-royalties-sul-greggio.htm

Sicilia, movimento cinque stelle: "Crocetta fa marcia indietro sulle royalties sul greggio"

05-01-2014 11:10 - sicilia

  . . . . per 100 litri di benzina, ognuno di noi, tra imposte ed accise, paga circa 100 euro allo Stato, mentre le compagnie petrolifere pagavano soltanto 1,95 euro per ogni quintale di petrolio. Oltretutto la regione siciliana attende da anni il riconoscimento delle accise sulla raffinazione, derivante dal fatto che nell´isola si produce oltre il 50% delle benzine utilizzate nel Paese. . . .
GCB nel post vi sono altre cifre, ma alcune  sono ipotetiche, altre sono da verificare

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http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/04/26/news/davanti_alle_coste_siciliane_arrivano_le_trivelle_dei_petrolieri-15387797/

GCB:articolo del 2011, ma sempre attuale

Davanti alle coste siciliane
arrivano le trivelle dei petrolieri 

La Transunion comincerà a sondare i fondali tra qualche giorno. In estate potrebbero iniziare le trivellazioni a 13 miglia da Pantelleria. L'Italia chiede il 4 per cento di royalty contro l'85 per cento della Libia e l'80 della Russia 

di DARIO PRESTIGIACOMO e LORENZO TONDO  La Transunion ha già annunciato ai comuni iblei che a fine aprile inizierà a sondare il fondale dello specchio d'acqua davanti a Pozzallo, a 27 chilometri dalla costa. L'Audax, invece, di sonde non ha più bisogno: in estate, si legge sul suo sito web, potrebbe cominciare a trivellare a 13 miglia da Pantelleria. Non molto lontano, nei dintorni delle Isole Egadi, anche la Northern Petroleum riscalda i motori delle sue piattaforme.

Sotto l'ombra dell'inferno libico e quella di un possibile blackout energetico, la primavera delle trivelle sul mar Mediterraneo - esorcizzata dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che prometteva di difendere a spada tratta il Canale di Sicilia, costi quel che costi - è oramai alle porte.

Secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero più di cento i permessi di ricerca di idrocarburi richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Alcuni concessi a un tiro di schioppo da sabbie dorate e banchi corallini. Le piattaforme, che - secondo quanto riportato dai bollettini pubblicati sui siti delle compagnie petrolifere - potrebbero già entrare in azione tra poche settimane, confermano i timori manifestati negli ultimi mesi dagli ambientalisti: il decreto anti-trivella, firmato e fortemente voluto dal ministro Prestigiacomo, emanato lo scorso 26 agosto, non servirà a proteggere le acque del Mediterraneo.
La Northern Petroleum lo sa e lo scrive: "La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa - si legge nel comunicato
- avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia". Così, in barba al no della Regione e a quello dei sindaci, la Northern fa sapere di poter estrarre dai suoi giacimenti ben 4 miliardi di barili che tradotti in quattrini significano 400 miliardi di euro nelle tasche dei petrolieri. Briciole o nulla per lo Stato italiano dove le royalty che le compagnie minerarie lasciano al territorio dove estraggono senza imporre franchigie arrivano a malapena al 4 per cento contro l'85 di Libia e Indonesia, l'80 di Russia e Norvegia, il 60 in Alaska, e il 50 per cento in Canada.
"Al di là dell'aspetto ecologico, per l'Italia le trivelle sono anche antieconomiche" spiega Mario Di Giovanna, portavoce di "Stoppa la Piattaforma". "Se ci adeguassimo agli standard delle royalty degli altri paesi, facendo i conti della serva, potremmo estinguere, solo con una minima parte del canale di Sicilia, il 25 per cento del debito pubblico italiano".

In Italia, la franchigia per le piattaforme off-shore è di circa 50.000 tonnellate di greggio l'anno, equivalenti a 300 mila barili di petrolio. Sotto questo tetto di estrazione, le società non sono tenute a pagare nemmeno l'esiguo 4 per cento di royalty. La piattaforma Gela 1, a 2 km dalle coste siciliane, dal 2002 al 2008 ha prodotto petrolio e gas sempre sotto la soglia di franchigia. La Prezioso e la Vega producono invece il doppio oltre il limite (circa 100/120 mila tonnellate), pagando la franchigia solo per la metà della loro produzione. Forti delle agevolazioni fiscali italiane, le società le decantano ai loro investitori. A pagina 7 del rapporto annuale della Cygam (società petrolifera con interessi nell'Adriatico) si parla del nostro paese come il "migliore per l'estrazione di petrolio off-shore", sottolineando la totale "assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti". Intanto Atwood Eagle, la contestatissima trivella dell'Audax che dall'11 luglio scorso galleggiava a 13 miglia dalle coste di Pantelleria, dopo un temporaneo abbandono dell'area, tra qualche mese potrebbe riprendere i sondaggi, mentre Shell ha già detto di aspettarsi dal Canale di Sicilia 150mila barili al giorno. Qualche settimana fa la Transunion Petroleum Italia ha inviato ad alcuni comuni della zona iblea, tra cui Pozzallo, Modica e Ragusa, un'istanza di avvio della procedura di valutazione d'impatto ambientale relativa ad un'area con un'estensione di 697,4 km quadrati, situata nel Canale di Malta. Le autorità locali hanno tempo fino al 27 aprile per le dovute osservazioni.

Il decreto anti-petrolio potrebbe non salvare nemmeno il mare agrigentino, dove la Hunt Oil Company ha avanzato una richiesta di permesso a poche miglia dall'Isola Ferdinandea, una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino: il regno di Empedocle, l'Etna marino, il gigante sommerso che fa ancora tremare i fondali. (26 aprile 2011) 

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http://awsassets.wwfit.panda.org/downloads/wwfdossier_trivelleinvista_2013.pdf

GCB: dossier "Trivelle in vista" del WWF" molto grosso e documentato sul problema delle trivelle offshore. Occorre studiarlo e "completarlo" con considerazioni sulla interzione con le nazioni vicine (ad una occhiata veloce mi è parsoe che questa parte sia carente, ma forse sbaglio). Non riguarda le royalties,ma gli impatti ambientali

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http://www.telenovaragusa.com/archives/27930

GCB: I Sindacati dellìindustria del petrolio fanno schifo, di qualunque colore ed appartenenza siano.

AUMENTO ROYALTIES La contestazione dei sindacati

sindacatiI sindacati prevedono uno scenario apocalittico nel futuro del settore delle attività estrattive, petrolio e gas e concessioni minerarie della provincia iblea. Secondo Cgil, Cisl e Uil, questo comparto industriale potrebbe sparire con “una fuga di massa”, effetto della politica dell’austerity decisa dalla Regione siciliana.
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http://www.visionedioggi.it/content/detto-fatto-presentato-il-disegno-di-legge-che-annulla-il-raddoppio-delle-royalties

 
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Detto fatto, presentato il disegno di legge che annulla il raddoppio delle Royalties

Rosa Battaglia
Federico
Lo aveva annunciato durante la scorsa riunione nella saletta dei gruppi consiliari: l'On. Pino Federico, cofirmatari i deputati Raffaele Lombardo e Gianluca Miccichè, hano presentato un disegno di legge che annulla il raddoppio delle Royalties previste dalla Legge regionale del 15 maggio n.9. abrogandone nello specifico l'Art. 13. "Il provvedimento, approvato senza alcuna consultazione delle imprese o dei suoi rappresentanti e senza un’attenta valutazione della realtà economica - si legge nella proposta di legge di iniziativa dei tre deputati - avrebbe gravemente compromesso l’intera  produzione delle risorse energetiche dell'isola, allontanando gli investimenti con pesanti conseguenze sulle imprese locali che oggi occupano oltre 2000 persone.
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Con l'approvazione del raddoppio delle royalties per la produzione di idrocarburi sul territorio dell'Isola si contribuisce paradossalmente ad una riduzione delle entrate, invece di un loro aumento, già nel breve-medio termine.

Il raddoppio delle royalties determina  infatti un incremento del carico fiscale del settore in Sicilia fin oltre il 90% dell'imponibile, che risulta un livello assolutamente fuori scala rispetto alla media delle diverse imposizioni fiscali vigenti in Italia.

 GCB: misteri della matematica all'ARS !
inoltre, da fonti petrolifere :
L’attività di estrazione, invece, dà lavoro in Sicilia a circa 300 persone del diretto, 250 indossano la tuta di Eni.

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QUANTO COSTA IL PETROLIO SICILIANO E RAGUSANO?



Il petrolio estratto dai giacimenti siciliani, nel 2012 incide per il 12,6% nella produzione complessiva nazionale mentre le importazioni rappresentano oltre il 26% degli arrivi nei porti italiani. La Regione Siciliana è la regione in cui, a gennaio 2012, la capacità di raffinazione è stata di 49,2 milioni di tonnellate/anno, corrispondente al 43% di quella nazionale. Nel triennio 2010-12 i derivati del petrolio hanno rappresentato in media oltre il 72% delle esportazioni siciliane.
Il loro valore è stato pari a 7,9 miliardi di euro, equivalenti a circa il 9 % del PIL regionale. Ecco perché, senza alcuna ostinazione, continuiamo a chiamarlo oro nero.
Alla fine del 2012 il settore petrolifero impiegava, solo per la raffinazione, in Sicilia, oltre 3.600 addetti diretti. Sono tutti tecnici specializzati che prestano attività nelle raffinerie di Gela, Milazzo, Priolo e Augusta per le aziende Esso, Erg, Lukoil, Eni.
L’attività di estrazione, invece, dà lavoro in Sicilia a circa 300 persone del diretto, 250 indossano la tuta di Eni.
Nel corso del 2012 la produzione di olio greggio in Sicilia è stata di circa 679.702 tonnellate, pari al 12,6% del totale nazionale, zone marine comprese. La Sicilia occupa il secondo posto tra le regioni italiane per produzione di greggio, preceduta dalla Basilicata. Il greggio siciliano proviene dalle concessioni denominate; Giaurone, Gela, Ragusa, S.Anna ed Irminio. Il campo di Gela fornisce il maggior contributo percentuale alla produzione regionale. Il 51% del greggio siciliano, infatti, viene prodotto a Gela, mentre Ragusa offre il 31%. Irminio da sola fa il 4% della produzione regionale.
Al Comune di Ragusa versati 3 milioni 265 mila euro di royalties nel 2013 per l’estrazione 2012.
Nel 2012 il prezzo medio del petrolio Brent raggiunge la cifra record di 700 euro a tonnellata. Di uguale misura l’anno 2013.
Per i produttori di petrolio siciliano sono stati numeri da record.
Basta guardare alla Irminio srl, ad esempio, che con 23.000 tonnellate di petrolio prodotto nel 2012 porta a casa un fatturato di 17.000.000 di euro circa, occupando una decina di persone appena nella loro base di contrada San Paolino, in territorio di Ragusa a 20 metri dal confine con Scicli.
Se a questi numeri da capogiro addizioniamo un terzo delle produzioni del giacimento S. Anna (164.000 tonnellate nel 2012) in cui la Irminio è socio di Eni ed Edison in partecipazione azionaria quasi paritetica, allora il risultato finale del fatturato per gli ex investitori texani, pare che l’azienda sia stata ceduta a una cordata di altri investitori sudamericani nel frattempo, raggiunge cifre spaziali.
Stesso discorso per Edison, socio in affari con Eni e Irminio per la concessione S. Anna, a zero occupati. Infatti è Enimed con i propri uomini e mezzi che gestisce quel giacimento e, dunque, le produzioni.
Un giro d’affari, quello del petrolio ragusano da 235.000 tonnellate annue per un fatturato presunto, solo nel 2012 a 700 euro per tonnellata di Brent, di 170.000.000 euro.
Circa 500.000 milioni di euro, nel complessivo, il valore del petrolio siciliano.
Ecco perché, anche se il governo regionale ha aumentato dal 10 al 13 per cento l’aliquota delle royalties, togliendo la franchigia sui primi 1.500 barili prodotti, risulta oltremodo conveniente stare nel business del petrolio.
Sono infatti 12 le istanze di permesso di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi in attesa di valutazione e approvazione da parte del dipartimento energia della regione siciliana. In provincia di Ragusa 2 richieste di perforazione per esplorazione appartengono alla società Irminio srl per i perimetri noti di “Case La rocca” e “Scicli” che, se approvate dagli uffici regionali, daranno il nome alle relative concessioni.
Fonte:http://www.ragusanews.com/articolo/39122/quanto-vale-il-petrolio-siciliano-e-ragusano


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http://www.corrierediragusa.it/articoli/cronache%20regionali/palermo/24866-mentre-il-costo-del-carburante-schizza-alle-stelle-crocetta-svende-la-sicilia-ai-petrolieri!.html

PALERMO - 09/01/2014
Il governo Crocetta nel mirino per l´abbattimento dal 20 al 13%

Riduzione royalties, carburante alle stelle!

Ha votato contro Giorgio Assenza di Forza Italia, mentre Nello Dipasquale (Megafono) era assente al momento della votazione
Ci sono pure le firme dei deputati regionali iblei Orazio Ragusa e Pippo Digiacomo, rispettivamente Udc e Pd, oltre a quella del presidente della Regione Crocetta, tra i numerosi colleghi dell´Ars che hanno votato "Sì" alla riduzione dal 20% al 13% delle royalties per le estrazioni di idrocarburi in Sicilia, secondo quanto stabilito da un articolo inserito nella finanziaria regionale in discussione all’Assemblea Regionale su proposta del governo. Ha votato contro Giorgio Assenza di Forza Italia, mentre Nello Dipasquale (Megafono) era assente al momento della votazione. La circostanza ha un po´ del paradossale: una Regione che ha bisogno di quanti più soldi possibile per fronteggiare la crisi, sceglie di rinunciarvi per "incentivare gli investimenti nell´Isola". La norma è passata con i 44 voti favorevoli di Partito democratico, Udc, Articolo 4, Drs, Megafono e di tre componenti del gruppo Misto: Girolamo Fazio, Pippo Gianni e il vicepresidente vicario del parlamento regionale, Antonio Venturino. Soltanto 26 i contrari. E, tra questi, quasi tutti erano deputati del Movimento 5 Stelle. Perché proprio l’anno scorso, con un’apposita norma inserita nella vecchia legge di stabilità regionale, l’imposta per le estrazioni – anche petrolifere – era stata raddoppiata (dal 10 al 20 per cento) su proposta dei grillini. La misura, tra l’altro, era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere, ma anche da altre aziende di estrazione.


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http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/23755

http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=11649
 
Interrogazione a risposta in commissione 5-01751presentato da
MARZANA Maria
testo di
Giovedì 19 dicembre 2013, seduta n. 141 . . . . .
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico . — – premesso che:
la Vega è la più grande piattaforma petrolifera fissa offshore realizzata in Italia.  . . . . .
 . . .  .
il programma di sviluppo di tale giacimento, approvato contestualmente al rilascio della concessione di coltivazione con Decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato (MICA) del 17 febbraio 1984,  . . . .
 . . la realizzazione di una piattaforma fissa di tipo «minimum facilities», ubicata a circa 6 chilometri di distanza da Vega A, con conseguente perforazione di n. 4 pozzi iniziali fino ad un massimo di n. 12 pozzi;
l'attività di esplorazione finalizzata alla scoperta di giacimenti petroliferi e idrocarburi comporta per sua natura operazioni invasive dei fondali e degli ambienti marini e presenta un elevato livello di rischio ambientale, attinente sia alle modalità tecniche di trivellazione e alle sostanze chimiche impiegate per controllare i processi, che al rischio di sversamenti nel corso della manutenzione degli impianti e del trasporto dei materiali estratti;
 . . .
 dal documento Quadro di riferimento ambientale presentato dalla Edison al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si legge «I lavori di installazione e perforazione (...) determineranno una riduzione della superficie utilizzabile per l'attività di pesca (...)» con evidente riduzione delle già esigue risorse a disposizione del comparto marittimo;
inoltre, in relazione alla possibilità di una stabile occupazione locale, la Edison nello stesso documento conclude che anche in fase di esercizio non si prevedono significativi incrementi occupazionali;

  . .  . .
si aggiunga il concreto rischio ambientale dato dalla possibilità di sversamenti di idrocarburi ed incidenti che potrebbero devastare non solo l'economia di Pozzallo, ma quella dell'intero Canale di Sicilia;
a tal proposito la procura del tribunale di Modica ha già avviato nei confronti di alcuni dirigenti del Campo Vega un procedimento che li vede imputati per il reato di illecito profitto dovuto allo smaltimento di rifiuti pericolosi non autorizzato per l'attività estrattiva e di stoccaggio degli idrocarburi del campo petrolifero Vega al largo di Pozzallo;

il Parlamento europeo ha votato il 21 maggio 2013 la risoluzione legislativa in prima lettura sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza delle attività offshore i prospezione, ricerca e produzione nel settore degli idrocarburi, con la quale si avvia a compimento il procedimento per l'adozione del nuovo regolamento che prevede sostanziali innovazioni normative in materia di autorizzazione delle attività estrattive, prevenzione degli incidenti, responsabilità per il danno ambientale e cooperazione fra gli Stati membri dell'Unione europea;
  . .  .  .
MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 19/12/2013 TRASFORMA IL 09/06/2014 TRASFORMATO IL 09/06/2014 CONCLUSO IL 09/06/2014 MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA TRASFORMA TRASFORMATO


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http://dorsogna.blogspot.it/2011/07/royalties-di-norvegia.html


La Norvegia e' uno stato petrolifero e ricco che produce petrolio dal 1970.

Forse e' anche l'unico al mondo dove hanno saputo fare le cose con il minor impatto ambientale possibile, sebbene il governo continui a ricordare che le estrazioni petrolifere siano inevetabile causa di inquinamento.

Tutti i pozzi norvegesi sono in mare: ci sono circa 40 campi di petrolio e di gas sparsi lungo le sue coste posti ad almeno 50km da riva.

Per far capire la portata dell'attivita' petrolifera in Norvegia si stima che il petrolio e il suo indotto diamo lavoro a circa l'1% della popolazione e che - nel 2007 - il 23% del prodotto interno lordo norvegese fosse dovuto agli introiti petroliferi.

La stragrande maggioranza dei ricavati che finiscono nelle casse dello stato vanno in uno speciale fondo pensioni, che al 2009 aveva dentro circa 320 miliardi di euro - quanto il PIL annuale della Norvegia - per un popolo con 5 milioni di abitanti.

Cioe' circa 60,000 euro a persona, inclusi i neonati.
Un mare di soldi, pubblici, di tutti.

In Norvegia fanno cosi: il governo e' spesso co-proprietario dei pozzi di petrolio e riscuote direttamente sui profitti, oltre che applicare varie tasse ai petrolieri. E come funzionano queste tasse in Norvegia? Eccole qui:

1. tasse ordinarie - 28% del ricavato
2. tassa speciale sul petrolio - 50% del ricavato
3. tassa sulle emissioni di CO2 e di NOx
4. tassa sulle emissioni di gas serra
5. tassa sullo sviluppo della zona
6. interesse diretto allo stato (SDFI)
7. tassa sulla licenza petrolifera

Quindi, quando ENI, Assomineraria, Vito De Filippo, e Paolo Scaroni verranno a dire che in Italia siamo tutti felici per il 4% di royalties in mare, e che siamo fra i piu' esigenti verso i petrolieri, fatevi due risate.

Le nostre royalties del 4% in aggiunta alle tasse governative, spesso un optional in Italia, dovrebbero essere paragonate a tutte queste belle tabelline della Norvegia. Qui a parte le tasse normali - che pagano tutti - ai petrolieri gli mollano un'aggiunta del 50%!

Dicono cosi:

due to the extraordinary profit associated with recovering the petroleum resources, an additional special tax is levied on this type of commercial activity.

a causa degli straordinari profitti associati allo sfruttamento delle risorse petrolifere, si applica una tassa speciale addizionale su questo tipo di attivita' commerciale.

Assomineraria, ingannevolemente secondo me, dice che la Norvegia non applica royalties. Ah si? Beh chiamiamole come vogliamo, ma in Norvegia al governo fra una cosa e l'altra gli devi lasciare l'80% dei tuoi profitti.

Poi c'e' la tassa sulle emissioni di monnezza tossica, che e' stata adottata addirittura nel 1991. E' considerata fra le piu' alte al mondo e dipende dal tipo di anidride carbonica (CO2) o di nitrati (NOX) che emetti. Per i petrolieri e le estrazioni in mare e' di circa:

50 euro alla tonnellata di CO2 emesso,
2,000 euro alla tonnellata di NOX emessi,

In piu' ci sono circa 40 euro alla tonnellata di CO2 che devono essere pagati per la legge sull'effetto serra, secondo le quali oltre a pagare la tassa sulle emissioni, devi pure pagare delle quote speciali.

Per il 2010 si stima che un miliardo di euro sia finito nelle casse statali solo grazie alla legge delle emissioni.

A Viggiano c'avrebbero tutti la Porche se mettessero una tassa simile sull'H2S!

La tassa sullo sviluppo della zona invece e' fatta in modo tale che nessuno speculi sulle licenze: una volta che te l'hanno accordata, se non trivelli ti danno una multa di 3,800 euro al chilometro quadrato della concessione.

La tassa diretta allo stato (SDFI - State direct financial interest) dipende da quanta parte della concessione appartiene allo stato, una sorta di partner delle compagine private. Lo stato e' dunque parte sia dell'investimento iniziale, che dei profitti. Ad oggi, il governo Norvegese e' azionista di circa 146 licenze. Poi c'e' la ditta nazionale, la Statoil, i cui profitti sono tutti pubblici. Per l'anno 2010, la Statoil da sola ha generato circa 1 miliardo e mezzo di euro.

Infine, qualsiasi cosa succeda, la responsabilta' e' sempre dell'operatore privato.  

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http://www.greenstyle.it/fonti-fossili-sussidi-per-500-miliardi-lanno-2-solo-in-italia-10713.html

Se gli incentivi statali alle rinnovabili sono sulla bocca di tutti, spesso a sproposito, stranamente nessuno parla di quanti soldi vengono dati ogni anno all’industria dell’energia fossile per restare in piedi: carbone, petrolio e gas naturale non sono affatto meno incentivati di fotovoltaico, eolico o biomasse.
Bisogna, però, intendersi su cosa si intenda per “sussidi” visto che per le fonti fossili non ci sono quasi mai delle tariffe speciali per l’energia venduta, come accade per le rinnovabili. Seguendo le indicazioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, allora, possiamo dire che per sussidi si intende:
I sussidi all’energia – misure governative che artificialmente abbassano il prezzo dell’energia pagata dai consumatori, alzano il prezzo ricevuto dai produttori o abbassano il costo della produzione – sono grandi e diffusi.
Quando sono ben disegnati i sussidi alle rinnovabili e alle energie a basso tenore di carbonio possono portare a benefici di lungo termine sia economici che ambientali. Al contrario, quando sono diretti alle fonti fossili, generalmente i costi superano i benefici.
Secondo la stessa IEA, poi, i sussidi alle fonti fossili nel 2010 sono stati pari a 409 miliardi di dollari ma nel calcolo non sono inclusi molti Paesi in via di sviluppo. Li ha conteggiati, invece, il National Geographic che ha realizzato una mappa interattiva di tutti i sussidi alle fossili.
In totale si superano i 500 miliardi di dollari annui nel mondo. Italia compresa, dove petrolio, gas e carbone hanno avuto sconti per due miliardi di euro. E viene da ridere visto che il Quinto Conto Energia, appena firmato da Clini, Passera e Catania, è stato a lungo bloccato dallo scontro sul tetto massimo di incentivi da dare al fotovoltaico: tra 6,5 e 7 miliardi di euro, con decisione finale a 6,7.
Mezzo miliardo in più i tre ministri lo potevano pure pescare dal grande pozzo delle esenzioni fiscali al petrolio e al gas. Per chi trivella in Italia, infatti, il nostro Stato offre un sacco di benefit. Quali? Innanzitutto le royalties, tra le più basse al mondo, che vengono pagate solo oltre una certa franchigia di produzione. Spiega bene Pietro Dommarco in Trivelle d’Italia:
Le compagnie petrolifere, per effetto della franchigia, sono esentate dal pagamento di compensazioni ambientali sulle prime 20 mila tonnellate di greggio estratto in terraferma, sulle prime 50 mila tonnellate di greggio estratto in mare, sui primi 25 milioni di metri cubi di gas estratto in terraferma e sui primi 80 milioni di metri cubi di gas estratto in mare.
Tradotto in milioni di euro, le compagnie petrolifere risparmiano approssimativamente per ogni anno di produzione 8 milioni di euro sul greggio estratto in terraferma, 19 milioni di euro sul greggio estratto in mare, 7 milioni di euro sul gas estratto in terraferma e 24 milioni di euro sul gas estratto in mare.
Il risultato, come recita il primo capitolo del libro di Dommarco, è che “Estrarre petrolio costa meno di un vasetto di yogurt”. Ma il vero costo evitato alle fossili, in Italia e nel resto del mondo, è il costo sociale delle emissioni di CO2. Che non viene né calcolato né pagato.
Secondo Skeptical Science, però, questo costo esiste e varia tra i 5 e i 68 dollari per tonnellata di CO2 emessa. E siccome nel 2011 dalle fossili sono derivate emissioni di CO2 per 31,6 miliardi di tonnellate totali, il conto non pagato è salatissimo: tra i 158 miliardi e i 2.100 miliardi di dollari l’anno, cioè tra i 23 e i 300 dollari per ogni essere umano che calpesta il pianeta Terra.

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http://triskel182.wordpress.com/2013/04/08/monti-il-decreto-salva-trivelle-spalanca-le-porte-ai-petrolieri-michele-concina/
GCB: fa confusione fra royalties e tasse, ma ai fini degli incassi dello Stato non vi è differenza.
Il post è tratto da un articolo del Fattoquotidiano

É pesante, molto viscoso, povero d’idrocarburi pregiati , carico d’impurità, difficile da pompare e da raffinare. Eppure, è ambitissimo: si contano, al 31 marzo, 22 permessi di ricerca attivi, 36 istanze di nuovi permessi, 11 istanze di “coltivazione” di pozzi in mare. Il motivo? Il greggio tricolore costa davvero poco. In tutto il mondo, gli Stati chiedono alle compagnie una grossa fetta dei loro lauti guadagni, sotto forma di royalties, per compensare i gravi danni che l’attività estrattiva infligge all’ambiente. “In Norvegia, per esempio, le royalties ammontano al 78 per cento, in Russia all’80, in Danimarca arrivano al 70, in Gran Bretagna vanno dal 32 al 50 per cento, negli Stati Uniti partono dal 30, in Australia sono al 40 per cento, in Canada al 45”, elenca Pietro Dommarco, autore di Trivelle d’Italia. DA NOI, le compagnie se la cavano con il 7 per cento sul petrolio estratto in mare, il 10 in terraferma, il 10 sul gas dovunque sia.
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ANCORA DA PROCESSARE

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http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/royalties_in_europa.asp

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http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/royalties/royalties.asp


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/29/bluff-delloro-nero-della-lucania-sono-lavoro-soldi-giovani-emigrano/200899/

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 http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/06/sicilia-vietate-trivellazioni-petrolifere-in-mare-nessun-provvedimento-su-quelle-in-terraferma/80464/

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/30/dieci-motivi-per-dire-no-alle-estrazioni-di-petrolio-in-italia/431482/

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 http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia

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http://www.autorita.energia.it/allegati/docs/13/621-13.pdf
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ENI
http://www.inchiostroverde.it/news/eni-compensazioni-e-royalty-facciamo-un-po-di-chiarezza.html

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Niente a estrarre
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FONDAMENTALE,molti link utili
http://www.inventati.org/cortocircuito/2014/05/20/recensione-del-libro-trivelle-ditalia-i-loro-sogni-sono-i-nostri-mostri/

Recensione del libro “Trivelle d’Italia”: i loro sogni sono i nostri mostri


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http://www.medoilgas.it/wp-content/uploads/2014/01/inserto_ombrina.pdf
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GCB: su queste iniziative i grillini vanno supportati, ma perchè hanno fatto saltare l'aumento dei canoni di concessione delle spiagge ai lidi ed hanno approvato il prolungamento delle stesse ?

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/economia/2013/23-aprile-2013/aumentare-royalties-idrocarburi-cave-combustibili-nuova-battaglia-grillini-212805217588.shtml

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Molto interessante
http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/EAI/anno-2012/n.-4-5-luglio-ottobre-parte-I/gas-e-petrolio-non-convenzionale-molto-meno-di-una-rivoluzione

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diversi spunti interessanti sulle paittaforme (costo di smantellamento, stime occupazione reale, stime durata)
 http://www.ledgiovinazzo.it/joomla/images/ricerche%20petrolifere%20in%20adriatico%20versione%20stampa.pdf


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NUMERI previsioni 2009 assomineraria
http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm10/documenti_acquisiti/AS%201507,%201920,%201998%20e%202267%20%28Royalties%29/2010_10_06%20Assomineraria%20-%20slide.pdf

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Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia - See more at: http://www.petrolioegas.it/parliamo-di/royalty-e-tassazione-nella-produzione-di-idrocarburi-in-italia/#sthash.nOubnjlK.dpuf
 da Petrolio e gas.it - non copiabile
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Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
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http://www.italianostra.org/?p=33529

http://www.quattroruote.it/news/industria/2011/02/15/ecco_i_prezzi_nei_paesi_arabi.html


http://www.energymanagernews.it/articoli/0,1254,51_ART_158576,00.html

http://frontediliberazionedaibanchieri.it/2013/10/nero-d-italia.-il-petrolio-della-basilicata-inquina-e-ci-avvelena.html

http://www.today.it/cronaca/petrolio-basilicata-lucania.html

http://www.ecoage.it/le-sette-sorelle.htm

http://www.olambientalista.it/question-time-petrolio-royalties/

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GCB un mixincredibile di considerazioni "ragionevoli" su dati falsi:
la Norvegia non ha royalties perchè tassa al 78 % i profitti e l'estrazione la fa lo Stato.
La paittaforma di estrazione abruzzese occuperà qualche decina di persone, non centinaia . . 

http://www.laquilablog.it/idrocarburi-e-royalties-milioni-di-buoni-argomenti-per-le-regioni/35516-0927/

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http://www.quotidianodigela.it/attualita/6270-raddoppio-royalties-eni-vede-nero-lo-monaco-qpaghino-senza-piangereq
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GCB: quello delle royalties è un buon test per sapere da che parte sta una testata, un partito, un sindacato, un politico
http://247.libero.it/lfocus/17985298/2/-abolire-legge-finanziaria-sul-raddoppio-delle-royalties/

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GCB: l'idea di mettere un vincolo per proteggere le falde acquifere dall'inquinamento indotto dalle trivelle non è sbagliata 

http://www.pisticci.com/territorio/5537-petrolio-abbassare-i-limiti-delle-emissioni-le-royalties-sono-un-mito-di-falsa-ricchezza

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http://mdigiovanna.blogspot.it/2014/06/crocetta-apre-alle-trivellazioni-in.html



Il portale per conoscere il petrolio, il gas e le attività di esplorazione e produzione degli idrocarburi in Italia.

Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.

Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
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Parliamo di…Royalty e tassazione nella produzione di idrocarburi in Italia

In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
Scarica tabella su entrate effettive e potenziali da royalties in Italia (Fonte Nomisma Energia).
Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
Visualizza la tabella comparativa sulla tassazione applicata per attività E&P in Europa (Fonte UNMIG)
Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
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Il portale per conoscere il petrolio, il gas e le attività di esplorazione e produzione degli idrocarburi in Italia.

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In Italia, le compagnie del settore E&P impegnate nell’estrazione di idrocarburi a terra e offshore operano in un regime di tipo concessionario e versano allo Stato royalties e canoni proporzionali alla quantità di greggio e gas estratti e all’estensione del titolo minerario.
Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
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Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
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Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
Alle entrate da royalties e canoni versate dagli operatori del settore, è necessario sommare anche quelle derivanti da tassazione del reddito delle imprese, che sempre secondo i dati diffusi da Nomisma Energia nel 2000 hanno superato 1 miliardo di euro.
Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.

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Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
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Un vincolo fiscale che in alcuni Paesi anglosassoni, dove è in vigore la Common law, è interpretato in modo differente (le royalties sono conferite ai privati e non allo Stato, in quanto il diritto di proprietà del sottosuolo è attribuito al proprietario del terreno superficiale) e che in altri Stati europei – come Regno Unito, Danimarca e Norvegia – è stato abolito per attrarre investimenti privati.
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Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
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Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.
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Le royalties consistono in una percentuale sulla produzione di olio e gas, che il titolare della concessione corrisponde al proprietario delle risorse del sottosuolo. Nel nostro Paese, i giacimenti onshore e offshore – così come le foreste, le miniere o le cave – fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Articolo 826 del Codice Civile) che, non impegnandosi direttamente nella ricerca e nello sfruttamento di queste risorse, affida in concessione a società private. In tal modo partecipa al loro sfruttamento senza sostenere i costi e i rischi legati a questo genere di attività.
Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
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Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
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Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.

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Per le produzioni di olio e gas onshore è applicata un’aliquota del 7% mentre per coltivazioni a mare l’aliquota è del 7% per il gas e del 4% per l’olio. Tuttavia, dall’1 gennaio 2009 per le produzioni ottenute in terraferma l’aliquota è stata elevata dal 7% al 10%, destinando la maggiorazione del 3% al cosiddetto Fondo Idrocarburi (Legge 99/2009) per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i cittadini residenti nelle Regioni interessate da estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Secondo i dati diffusi da Nomisma Energia, le entrate da royalties per lo Stato, in parte trasferite alle Regioni coinvolte da attività E&P secondo la ripartizione prevista per legge, hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, fino a raggiungere oltre 200 milioni di euro nel 2010.
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Il canone superficiario è invece un onere finanziario proporzionale alla superficie del titolo minerario che viene corrisposto al titolare dell’autorizzazione per i permessi di prospezione, i permessi di ricerca e per le concessioni di coltivazione. Visualizza lo schema riassuntivo dei canoni annui conferiti in Italia.
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Cifre considerevoli che in questa fase di recessione economica, sottolineano una volta di più l’opportunità di sviluppare le attività di ricerca ed esplorazione degli idrocarburi nel nostro Paese.
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