giovedì 14 novembre 2013

Banche, il conto degli scandali: 150 mld per multe e costi legali

I colossi Usa ed europei hanno già accantonato una cifra pari al 75% del pil della Grecia per i contenziosi legati a subprime, Libor & C. Ma. grazie a 4.890 miliardi di aiuti e garanzie pubblici, continuano a macinare profitti come all'epoca pre-Lehman. E in arrivo ci sono nuove maxi-sanzioni 

MILANO - Colpite, ma tutt’altro che affondate. Gli scandali degli ultimi anni sono costati carissimi alle banche mondiali: dal 2008 ad oggi, i grandi istituti di credito in Europa e negli Usa hanno pagato quasi 150 miliardi di dollari (pari al 75% del pil della Grecia) tra multe e costi legali per provare a rifarsi una verginità dopo le disavventure su subprime, derivati & C. Un pedaggio salatissimo che però non è bastato a mettere in ginocchio i loro conti. Il mondo gira, specie se sei "too big to fail" e hai ricevuto 4.890 miliardi di aiuti e garanzie pubblici. E malgrado avvocati
costosi come collier di Tiffany e sanzioni miliardarie, la premiata ditta Banca Spa continua a macinare profitti e regalare stipendi da favola: nei primi nove mesi dell’anno i sei big a stelle e strisce (Bofa, Goldman Sachs, Jp Morgan, Citigroup, Morgan Stanley e Wells Fargo) hanno incassato 55 miliardi di utili, qualcosa come 200 milioni al giorno, cifre da sogno anche in era pre-Lehman. Una pioggia d'oro destinata a finire in parte in tasca a trader e analisti di Wall Street che nel 2013 vedranno salire di un altro 5-10% a 22 miliardi i bonus da spartirsi sotto Natale. Il tutto malgrado i nuovi accantonamenti miliardari legati agli scandali prossimi venturi come quello sul fixing  valutario.

La prova provata di come il business funzioni malgrado il pesante conto da saldare per i peccatucci del passato
sono i risultati della Jp Morgan. Il colosso Usa negli ultimi tempi ha pagato 5,1 miliardi per saldare le irregolarità sui mutui, 100 milioni per un contenzioso sui future con il Cftc, 920 milioni per lo scandalo della "Balena" di Londra, 800 per alcune magagne legate alla gestione delle sue carte di credito, 410 per aver manipolato i prezzi dell'energia elettrica in California. Colpi da mettere ko chiunque ma non la banca d'affari di Jamie Dimon, che pur avendo accantonato il 30 settembre 9,1 miliardi per costi legali (cifra che ha portato a 31 miliardi il totale dei soldi messo da parte a questa voce), ha realizzato nei primi nove mesi dell’anno 12,5 miliardi di profitti.

Stessa musica per Bank of America, che ha contabilizzato a riserva 18 miliardi per i contenziosi legati agli scandali ma viaggia nel 2013 con 6,8 miliardi di utile a settembre. I sei big del credito Usa da soli hanno speso in cinque anni tra avvocati e sanzioni 110 miliardi ma sono riusciti lo stesso a distribuire 98 miliardi di dividendi ai loro soci.

Da questa parte dell’Atlantico il discorso non è molto diverso. Le banche inglesi sono state risanate (spesso a spese della collettività) e viaggiano in attivo pur avendo sborsato finora 18,1 miliardi di sterline solo per rimborsare i clienti raggirati con le assicurazioni obbligatorie. Rabobank è appena stata multata di 1 miliardo per il cartello sul Libor, il tasso d’interesse Gb. Deutsche Bank ha accantonato a fine settembre un altro 1,2 miliardi di euro per far fronte ai contenziosi mentre la svizzera Ubs solo lo scorso anno ha firmato un assegno da 3 miliardi di franchi per evitare cause.

Il bello, dicono molti analisti, è che sul fronte della bolletta per gli scandali siamo solo all'aperitivo. Un studio della Kbw ha quantificato in circa 46 miliardi il potenziale delle multe per lo scandalo del Libor, il benchmark dei tassi aggiustato secondo l'accusa dai trader degli istituti.  Lo stesso meccanimo adottato sul forex, il mercato delle valute su cui passano 5.300 miliardi al giorno, dove gli operatori del settore si organizzavano nelle loro chat (nome in codice "Il cartello", "La Mafia", "I monelli della sterlina") per alterare a loro profitto i prezzi di chiusura, bravata che potrebbe portare a 26 miliardi di sanzioni. Una pillola amara, per carità. Ma nessuno dubita che la macchina da soldi della grande finanza riuscirà a mandar giù anche questa.
(14 novembre 2013)

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