martedì 10 settembre 2013

GIORGIO CREMASCHI – Gli affari di Marchionne e il disastro dell’Italia



Micromega gcremaschi9 luglio 2013
 Inaugurando per l’ennesima volta lo stabilimento Sevel in Abruzzo Sergio Marchionne ha dichiarato che quegli investimenti saranno gli ultimi in Italia, se resterà ancora in vigore la Costituzione e ancor di più se ci sarà chi la fa applicare.
Il criptofascismo dell’amministratore delegato Fiat non è una novità,
ma in questo caso la minaccia contiene anche una bugia perché la sua azienda e già impegnata in un nuovo investimento nel nostro paese, l’acquisto del controllo sul Corriere Della Sera.
corriere fiat napolitanoImmaginate la Ford all’assalto del New York Times, o la Peugeot che vuol controllare Le Monde, o la Volkswagen che spende per la Frankfurter Zeitung… Solo da noi questo avviene senza scandalo, e con il servilismo del governo e di chi lo sostiene.
Ma perché una multinazionale dell’auto prevalentemente americana considera strategico il controllo della RCS?
Così ha infatti affermato Sergio Marchionne e immagino lo stesso concetto abbia sostenuto John Elkann nel lungo colloquio telefonico con il Presidente della Repubblica.
Perché la Chrysler Fiat, che già controlla La Stampa, considera strategico costruire in Italia un impero editoriale, quando anche Mirafiori va in malora per assenza di investimenti?
Il regime politico informativo bipartisan che ci governa questa domanda non se la è posta né tantomeno l’ha posta, e questo la dice lunga sullo stato comatoso della nostra democrazia. Rappresentato da un Giorgio Napolitano che interviene su tutto tranne che su ciò su cui dovrebbe, nonostante le pie illusioni di Della Valle.
La Fiat vuole il Corriere perché vuole partecipare in prima persona alla ristrutturazione del potere economico e politico che il governo delle larghe intese sta amministrando. Proprio perché investe sempre meno nella produzione industriale e nella ricerca, la Fiat spende più soldi per fare affari e finanza assieme e dentro il potere politico.
Già negli anni 90 la famiglia Agnelli voleva abbandonare l’auto e iniziò a costruire una seconda azienda che spaziava dai telefoni alle banche al turismo. Questa operazione fallì e la Fiat fu salvata dalle banche e dai contribuenti, ma intanto anni e soldi erano stati buttati e l’azienda aveva perso un giro strategico rispetto ai concorrenti nella innovazione industriale.
Il grandissimo venditore di fumo italo svizzero canadese fu capace di rilanciare gli affari della famiglia nel mondo, usando ovunque gli accordi con il potere politico. Tutto questo al prezzo di una devastante ristrutturazione in Italia, con la chiusura di tanti stabilimenti soprattutto nel Mezzogiorno e con decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione senza alcuna vera prospettiva di rientro al lavoro. E soprattutto senza nuovi prodotti in arrivo, per i quali non si fanno investimenti con o senza le sentenze della Corte Costituzionale. Del resto lo stesso Marchionne ha più volte detto: non è il momento. Al contrario della Volkswagen che proprio ora investe, e non sui giornali!
Più la Fiat deindustrializza, più la proprietà fa affari nei salotti buoni del potere del nostro paese. Più gente perde il posto di lavoro, più potere mediatico si acquista. D’altra parte perché la Fiat dovrebbe fare qualcosa di diverso quando tutto il palazzo la sostiene?
Il vescovo di Nola e la presidente della Camera sono stati accusati di estremismo dall’azienda e da Brunetta. Anche il senatore ex segretario FIOM Airaudo ha chiesto di superare gli opposti estremismi delle due parti. È il momento della pace, titola la Repubblica mentre Landini chiede all’azienda di superare il passato.
Pace su che, per fare che? La Fiat continua a lasciare a casa la gente e a sfruttare per due coloro che ha la bontà di far lavorare. Dal punto di vista industriale l’azienda non ha futuro, ma gli affari per la proprietà vanno al meglio e si comprano i giornali. E Letta tace e Napolitano acconsente.
Se Berlusconi è il simbolo del disastro delle classi dirigenti passate, Marchionne lo è di quelle attuali. Che non trovano nulla da dire sul fatto che un industriale automobilistico chiuda le fabbriche e compri i giornali. Vergogna.
Giorgio Cremaschi
(9 luglio 2013)
 

18 commenti a “GIORGIO CREMASCHI – Gli affari di Marchionne e il disastro dell’Italia”

  • Maria Cristina scrive:
    Finalmente qualcuno nomina il vescovo di Nola. “Stia al suo posto!” gli ha intimato con truce cipiglio il cattolicissimo Bonanni.
    Se fosse andato ad “accogliere” gli immigrati, avrebbe avuto tutte le prime pagine (impari, Eminenza, impari come si fa…)
    Sulla disperazione dei lavoratori nostrani solo silenzio, come silenzio assoluto su cosa andranno a fare le migliaia – ormai milioni – di immigrati (solo una piccolissima parte sui barconi, ma sono i più mediatici)che dobbiamo accoglire.Quali lavori per loro? Come evitare che si rivolgano alla criminalità organizzata?
    Qualche numero, qualche proposta, please.
    Noi insensibili, noi colpevoli, noi che “non sappiamo piangere”.
    Evidentemente da un pezzo Bergoglio non frequenta le case dei precari, nè dei cassaintegrati. Per non parlare degli esodati e dei licenziati.
    Immagino che l’ immenso patrimonio immobiliare della chiesa sia da oggi a disposizione dei bisognosi. Immigrati o no, non importa.
  • Sebastiano scrive:
    Per avere editoriali su misura accondiscendenti e pacificatori, a Merchionne basterebbe offrire qualche vacanza a P Battista e colleghi. Non ha nessun bisogno di comprare l’intero giornale che mi pare già abbastanza prono agli interessi degli industriali. A parte Rizzo e Stella gli ultimi articoli d’attacco del Corriere risalgono a quando scriveva Pasolini…
  • arianna scrive:
    Sono pienamente d’accordo. La Fiat dovrebbe restituire agli Italiani (POPOLO) tutti i soldi che gli hanno dato forse anche a loro insaputa. Non tutti seguono la politica e i suoi misfatti. Oppure potrebbe investire tali soldi in infrastutture industriali e fare in modo di rioccupare i lavoratori che ha licenziato e/o messo in cassa integrazione e/o prepensionato aumentando il debito a carci di noi Cittadini onesti.
  • arianna scrive:
    Sono pienamente d’accordo. La Fiat dovrebbe restituire agli Italiani (POPOLO) tutti i soldi che gli hanno dato forse anche a loro insaputa. Non tutti seguono la politica e i suoi misfatti. Oppure potrebbe investire tali soldi in infrastutture industriali e fare in modo di rioccupare i lavoratori che ha licenziato e/o messo in cassa integrazione e/o prepensionato aumentando il debito a carico di noi Cittadini onesti. Mi scuso per l’errore.
  • Maria Cristina scrive:
    Dimenticavo: sul numero speciale di Forbes campeggia l’ Amministratore delegato di Volkswagen, con cipiglio di ordinanza. I numeri sono impressionanti.
    Nelle pagine interne le auto vendute: la Fiat Crysler del nostro “Re Mida” Marchionne non compare neppure.
    Volkswagen ha i lavoratori ben pagati ed ottimamente tutelati, produce anche all’ estero ma il solo pensiero di trasferire la Casa Madre ed il grosso altrove farebbe scoppiare una rivoluzione. Non è neppure concepibile.
    La propaganda politica ci ha insegnato che nazionalismo fa rima con nazismo. In un sistema di stati nazionali come quello in cui ancora viviamo , un po’ di sano nazionalismo virtuoso, però, farebbe più che bene. Noi ci stiamo svendendo tutto – le eccellenze in primis – si sa, siamo esterofili. Basta che paghino, e chissenefrega. E’ sempre stato così.
    E poi ci stracciamo le vesti, ovviamente.
  • Renato scrive:
    Vergogna!
  • iter scrive:
    Giannini di Repubblica sicuramente s’è scandalizzato per la Fiat che si prende il Corriere, per lui se non un giornale non va a De Benedetti l’operazione è da caimani ma in questo caso non lo può dire.
  • iter scrive:
    Basta con Berlusconi, Marchionne, e pure Casaleggio, diamo il controllo totale di partiti e stampa e televisioni alla De Benedetti&Figli così le testate di proprietà la smettono una buona volta di indignarsi con tutti tranne che con la propria/proprietà, e a quel punto finalmente potremmo metterci a parlare di politica come niente fosse.
  • iter scrive:
    Il grandissimo venditore di fumo italo svizzero: per un attimo ho avuto un brivido, credevo si riferisse a De Benedetti della Cir (anche lui famoso residente svizzero propietario oltre che della Cir anche di cumuli di giornali, per cui i due mi si confondevano) e invece era Marchionne, meno male, per un attimo ho temuto che un “giornalista” italiano attaccasse la propria/proprietà :-)
  • iter scrive:
    Il vescovo di Nola e la presidente della Camera sono stati accusati di estremismo dall’azienda e da Brunetta. Mentre Cicchitto ha sgridato il Papa, per fortuna, in Itlalia non ci fossero la Fiat e il Pdl moriremmo democristiani!
    -
    Ovviamente sono d’accordo con la sostanza dell’articolo, a patto di estenderlo a tutta la stampa itliana che tranne il Fatto, pare, è tutta di proprietà di banche imprese e assicurazioni, in violazione del dettato costituzionale che impone l’obbligo della libertà della stampa dai poteri forti (mi faccio anch’io un’ interpretazione costituzionale ad personam e ad argumentum, tanto in Italia così fan tutti)
  • MAURO MERCURI scrive:
    CHI GESTISCE GRANDI CAPITALI HA SOLO INTERESSE HAI PROPI PROFITTI E LA LEGGE DEL MERCATO MI SEMBRA CEH NON CI SIA DA AGGIUNGERE ALTRO
  • Marco M. scrive:
    Come non essere pienamente d’accordo con quello che scrive l’autore del BLOG e con i vari commenti che seguono? Abbiamo sempre avuto una classe politica ed una classe imprenditorial-finanziaria fra le più insipienti, ignoranti, disoneste e arretrate d’Europa. Se non del mondo. E il “geniale” manager Fiat non fa eccezione, purtroppo. La maggior parte delle industrie nazionali ha prosperato unicamente sulle facilitazioni statali e le periodiche iniezioni di denaro pubblico. Ora che queste sono venute meno, l’unica cosa che viene in mente a “lor signori” per continaure a far soldi è abbassare ulteriormente i pochi diritti residui dei lavoratori e soprattutto cercare di limare ancor di più i già magrissimi stipendi degli operai… Come scrivono altri commentatori, aziende automobilistiche di primissimo piano nel mondo garantiscono livelli di protezione ben più alti ai propri operai con salari addirittura doppi o tripli rispetto ai nostri! Segno che il guadagno e lo sviluppo di un’azienda moderna non si basa (o almeno: non solo!) sul brutale sfruttamento della propria forza lavoro. Che schifo!! Possibile che l’Italia abbia il primato solo per le cose negative? Per i salari più bassi, lo sfruttamento più elevato, le tasse più esose, gli industriali più retrivi?
  • laura pinna scrive:
    da parte del governo e della fiat c’è una politica strisciante verso il fascismo.cosa aspettiamo a reagire?
  • Rino scrive:
    Ormai in Italia ci siamo abituati a nn meravigliarci più di nulla e quindi a nn reagire nemmeno a tutto questo scandaloso scatafascio…..
  • emapuche scrive:
    ma qualcuno si chiede perché mai la FIAT dovrebbe investire? ma la piantiamo con questo mito tutto liberista, ormai mantra infame persino degli utili idioti di Repubblica, dell’offerta? a chi le venderebbe mai ste gran macchine? con l’euro poi…che ha reso accessibili a tutti gli arrivisti rampanti della nostra povera terra un bel macchinone tedesco. Quanti tedeschi immaginerebbero anche solo per un secondo di preferire macchine straniere alle proprie? ah, ma le macchine tedesche sono le migliori…e i francesi? e gli spagnoli, a cui per altro le hanno soffiate tutte? persino in UK preferirebbero una bella rover (probabilmente perché non sanno che è di TATA adesso…) e invece gli italiani che fanno? comprano solo se c’è scritto made some where else sull’etichetta. Ripeto la domanda, perché la FIAT dovrebbe investire, specialmente in Italia, dove lotta contro un mercato avvelenato da provincialismo, esterofilia ignorante e moralismi risentiti?
    inutile commentare oltre le panzane di un blog ospitato sui media di un campione del conflitto-di-interessi-solo-per-gli-altri.
  • gian scrive:
    L’unico interesse della fiat e’ quello di spremere soldi allo stato, cioe’ a noi.
    Con i soldi che lo stato ha regalato la FIAT e’ nostra gia 3 o 4 volte.
    siamo tornati al medio evo dove contavano i signori ed i loro cortigiani , mentre il popolo era considerato meno del nulla.
  • Maria Cristina scrive:
    @ emapuche
    Forse dovremmo piantarla con il “mito FIAT”.
    Dando un’ occhiata ai suoi modelli, alla sua storia recente ( e non) e soprattutto ai numeri certamente non da record nonostante la propaganda, non dovrebbe essere difficile.
    Alla “coinquilina” tedesca (operai ben pagati, soddisfatti, ben rappresentati, nessun pericolo di fuga della casa madre all’ estero) Volkswagen l’ 11,6% del mercato globale (punta a diventare entro il 2018 leader mondiale), ad un soffio da GM leader con l’ 11,9% e prima di Toyota(11,5%), Renault Nissan (8,6%) Hyundai Group(8,3%) Ford … (la FIAT non viene neppue citata: fonte Forbes).
    Chi ha guidato sia FIAT sia VW non potrà che essere d’accordo (io per prima…)
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