giovedì 6 giugno 2013

Le larghe contese e lo Stato padrone





La promessa è solenne. Le prossime nomine saranno decise "secondo criteri selettivi, oggettivi e procedure trasparenti di prossima definizione". Il ministero del Tesoro spiega così la ragione del rinvio delle scelte sul nuovo organigramma di Finmeccanica, che per conoscere il suo destino dovrà attendere un'assemblea convocata entro la prima metà di luglio. Una bella grana per Fabrizio Saccomanni, che interrompendo finalmente il lungo sonno del suo predecessore deve reintegrare due posti nel cda del più quotato e inguaiato polo industrialtecnologico della difesa. Il presidente (dopo l'arresto dell'ex numero uno Giuseppe Orsi) e il consigliere dimissionario Franco Bonferroni. Ma non è l'unico dossier, aperto sul tavolo del ministro di Via XX Settembre.

Di nomine da fare ce ne sono altre, non meno importanti. Dalle Ferrovie a Invitalia, dalla Sace a F2i. Una gran giro di poltrone, in ballo di qui alla prossima estate. Da uomo delle istituzioni, arrivato dalla Banca d'Italia, Saccomanni vorrebbe rinnovare i consigli delle Spa controllate dal Tesoro secondo parametri "rivoluzionari", per un Paese abituato all'eterna mangiatoia dello Stato padrone. La selezione delle candidature dovrebbe "assicurare la qualità professionale e la competenza tecnica dei prescelti". Requisiti di onorabilità e di "legalità", cioè assenza di pendenze giudiziarie di qualunque genere. Vincoli di incompatibilità con altri incarichi di natura politica o economica, cioè assenza di conflitti di interesse di qualunque tipo. Insomma, una griglia severa. Che da un lato potrebbe alzare di molto l'asticella, per la scelta dei futuri amministratori. E dall'altro lato potrebbe azzerare interi consigli di amministrazione già intasati di personaggi improbabili, e per lo più al di sotto di ogni sospetto di lottizzazione.

L'iniziativa del Tesoro è lodevole. Ma mantenere la promessa sarà dura anche per un tecnico puro come Saccomanni. Pare infatti che il ministro si sia deciso a congelare le mosse su Finmeccanica, e ad annunciare una revisione complessiva dei criteri di nomina, perché nel frattempo si è scatenata una corsa frenetica all'accaparramento. La Grande Coalizione all'italiana riaccende i soliti appetiti. I partiti della "stranissima maggioranza" sono tornati famelici. Le aziende pubbliche sono ancora una volta un bottino da spartire. Come ai bei tempi, si intruppano in sala d'aspetto politici trombati o semi-falliti, manutengoli del Burosauro quirite e amici degli amici del sottobosco governativo. Persino il faccendiere Luigi Bisignani si riaffaccia sul proscenio, per spiegare chi e come spartisce la torta tra i litiganti, nel Belpaese delle Larghe Intese e delle Larghe Contese. Auguri, ministro Saccomanni. E se può, resista.
m.giannini@repubblica.it

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