31 maggio 2013
Il “segreto della Coca Cola”.
Una questione che tiene insieme utilizzo dei Beni Comuni e “privilegi”
nascosti. E che parte da una domanda: perché una multinazionale, con
guadagni esorbitanti, paga la concessione per l’uso di acqua pubblica
fino a 45 volte in meno rispetto a un semplice cittadino?
Inizia da qui “La formula segreta della Coca Cola”, l’inchiesta realizzata da AltraEconomia,
la rivista indipendente che cerca di fornire una diversa prospettiva su
problemi macro e micro economici. Un lavoro che si aggancia all’impegno
del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua,
che – a più riprese – ha sottolineato il problema delle “concessioni
ridicole” per le industrie che producono bevande utilizzando acqua
pubblica.
I numeri.
Nell’inchiesta di AltraEconomia, firmata da Luca Martinelli, si legge:
“Il principale stabilimento di Coca-Cola HBC Italia, 1,099 miliardi di
euro di fatturato nel 2012, quello di Nogara, in provincia di Verona,
può prelevare oltre 1,25 miliardi di litri d’acqua in cambio di un
canone annuo di 13.406 euro alla Regione Veneto”. Ancora: “Quello di
Gaglianico, in Piemonte, è di 3.647 euro per 660 milioni di litri. In
Abruzzo, derivare una portata di 50 litri al secondo dalla falda
profonda costa circa 15mila euro all’anno”. Tutto lecito, naturalmente.
Concessioni firmate e approvate dai rispettivi enti locali. Ma la
domanda di AltraEconomia, resta: Perché una multinazionale deve avere un
trattamento agevolato rispetto a un semplice cittadino?. Infatti, è il
caso del Veneto, “un cittadino, della provincia di Verona, per lo stesso
quantitativo di acqua potabile, pagherebbe 597mila euro”.
Quarantacinque volte in più.
Logiche del profitto e difesa ambientale.
Sul tema interviene anche il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua,
la cui posizione “è ben descritta nella legge di iniziativa popolare
depositata in Parlamento nel 2007 e si basa sul principio secondo cui il
rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque deve essere
vincolato al rispetto delle priorità e alla definizione del bilancio
idrico di bacino”. Inoltre, va considerato il “il principio del recupero
dei costi ambientali e relativi alle risorse soddisfacendo in
particolare il principio “chi inquina paga”, così come previsto dalla
Direttiva CE 2000/60”. Un principio, apparentemente banale, che “però
quasi sempre viene cancellato dalle logiche di profitto su cui si basa
lo sfruttamento indiscriminato delle fonti”.
Qui il sito di AltraEconomia. Qui il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Qui il video di presentazione de “Il segreto della Coca Cola”
twitter: @carminesavianohttp://saviano.blogautore.repubblica.it/2013/05/31/acqua-pubblica-le-multinazionali-e-i-canoni-irrisori/
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