- Corriere della sera
- - inchiesta della reuters
La storia della liberiana Quita, fatta venire negli Stati Uniti da una coppia del Wisconsin che dopo due anni se n'è liberata
di Reuters ha messo in luce come gli americani usino il web per abbandonare i figli adottati in Paesi lontani, affidando per sempre i bambini a estranei conosciuti su Internet, e come alcuni di questi minori subiscano in seguito gravi abusi.
UNA PRATICA SOTTERRANEA DIFFUSA– L’inchiesta ha mostrato come quello di Quita non sia un caso isolato. Parecchi genitori americani che si pentono di aver adottato bambini difficili cercano di sbarazzarsene attraverso contatti via Facebook o altre piattaforme online. E per chi li vuole, si tratta di un metodo molto più immediato ed economico rispetto ad un’adozione formale. «Nato nell’ottobre del 2000, questo bel bambino, Rick, è arrivato dall’India un anno fa ed è ubbidiente e desideroso di piacere», si legge su uno dei 5.029 annunci analizzati da Reuters, che coprivano un arco temporale di cinque anni. In un gruppo di Yahoo! – in seguito chiuso dall’azienda insieme ad altri gruppi simili segnalati dall’agenzia giornalistica – un bambino alla settimana veniva in media pubblicizzato per il «re-homing», ossia il ricollocamento in una nuova famiglia, un termine di solito usato da chi cerca nuovi padroni per i propri animali domestici. La maggior parte di loro – oltre il 70 percento - erano stati adottatti Oltremare, e avevano tra i 6 e i 14 anni.
ASSENZA DI LEGGI E AUTORITÀ – La pratica avviene in modo molto semplice, tramite una procura autenticata da un notaio, che trasferisce la custodia del bambino. Le autorità preposte alla tutela dei minori non sono implicate. Gli scambi avvengono su un terreno scoperto da legislazione adeguata, e in alcuni casi illegalmente. Un accordo tra gli Stati americani, l’ICPC (Interstate Compact on the Placement of Children) dovrebbe in parte proteggere i minori, richiedendo la notifica alle autorità dei bambini che trovano casa in uno Stato diverso. Ma la legge è poco applicata e le conseguenze per chi la viola sono generalmente lievi o assenti. Il «re-homing» non è di base affrontato dalle legislazioni statali, federali o internazionali, e nessuna autorità negli Stati Uniti è preposta a seguire gli sviluppi delle adozioni che avvengono oltremare. «Spesso i bambini sono trattati come bestiame, e le esigenze dei genitori vengono messe davanti al benessere degli orfani che hanno portato negli Stati Uniti», si legge nel dossier pubblicato da Reuters, che oltre ad aver identificato otto gruppi su Internet dedicati allo scambio di minori, ha integrato migliaia di pagine di documenti – spesso confidenziali – da casi giudiziari, rapporti di polizia e agenzie preposte alla tutela dei minori. 10 settembre 2013 | 19:35
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