venerdì 25 dicembre 2009
Perché venerdì 18 dicembre abbiamo incontrato i capi gruppo politici del Consiglio Comunale di Catania:
Perché venerdì 18 dicembre abbiamo incontrato i capi gruppo politici del Consiglio Comunale di Catania:
1) Perché oggi sappiamo con certezza, dopo gli incontri avuti con alcuni organi istituzionali, che lo sgombero del Centro Popolare effettuato il 30 ottobre 2009 è stato pensato ed eseguito per far tacere e cancellare la nostra esperienza politica fatta di aggregazione sociale giovanile, aggregazione popolare ma soprattutto chiaro punto di riferimento politico. Lo sgombero è stato architettato dalla magistratura (dott. Serpotta), dal Sovrintendente ai beni culturali di Catania (arch. Campo) e da Alleanza Nazionale ora Partito Della Libertà (on. Salvo Pogliese, consiglieri Bellavia e Messina).
La necessità della disponibilità dell’immobile, le motivazioni espresse prima e dopo lo sgombero si sono dimostrate infondate.
Lo sgombero è stato un atto politico.
Queste le reali motivazioni.
AN-Pogliese. Gli esponenti, all’apparenza persone perbene e rispettabili, sono i rampolli del nuovo fascismo catanese che cova e pretende che questa città resti nera (ammesso che lo sia mai stata!).In particolare, l’on. Pogliese è il rampollo di una famiglia politica che in provincia è portavoce di grandi interessi di business: lo “Studio Pogliese del Dott. Antonio Pogliese - consulenza ed assistenza amministrativa, contabile e societaria” che vanta legami con il gruppo Abate (grande distribuzione), è membro di diversi C.d.A. come quello dell’Università di Catania, Credito Siciliano, Etnambiente e Etnapolis. Ma soprattutto la famiglia Pogliese è promotrice sia di nuovi modelli di consumo (format centri commerciali) che della ormai famosa finanza di progetto applicata ad opere pubbliche e non solo.
Dott. Serpotta. Magistrato catanese, non particolarmente distintosi nell’attività antimafia, da sempre pronto a seguire e inseguire i militanti (o volontari) del Centro Popolare Experia forse anche per conquistare almeno per un attimo la ribalta cittadina e una probabile promozione per meriti.
Arch. Campo. Sovrintendente capo a Catania, alla spasmodica ricerca di un salto qualitativo e professionale. Politicamente in seno al MPA di Lombardo aspira, in vista della famosa ristrutturazione dell’organismo regionale per la tutela dei beni culturali, ad una carica regionale precedentemente negata dallo stesso Lombardo. Ecco perché si è prestato alle pressioni e richieste di Pogliese (AN), ecco perché negli ultimi mesi a Catania, con fare sceriffesco, ha proceduto sia allo sfratto dell’Istituto d’Arte in via Crociferi sia allo sgombero del Centro Popolare, che rappresenta un luogo strategico dal punto di vista di posizionamento nel territorio e dal punto di vista dell’importante valore immobiliare. L’edificio infatti comprende anche la Scuola Manzoni, una vasta area esterna in cui è inclusa l’area della chiesa della Purità che già nel 1999 aveva dato in uso alla facoltà di Giurisprudenza per la costruzione di aule, non tutelando i resti archeologici presenti nell’area.. Quei lavori sono stati bloccati dalle proteste degli abitanti del quartiere mosse insieme ad al Comitato Antico Corso e al Centro Popolare Experia.All’indomani dello sgombero l’arch. Campo ha sempre affermato che l’edificio sgomberato sarà destinato all’Ersu e utilizzato per “servizi” agli studenti universitari. Tuttavia, dopo il nostro incontro con l’Ersu (ente commissariato e in piena crisi finanziaria) abbiamo ufficialmente constatato che: 1) nonostante il decreto del 1985 disponesse l’affidamento all’Ersu dell’immobile e di tutta l’area con il ruolo di tutelatore da parte della Sovrintendenza, l’ente non è mai rientrato in possesso di alcun immobile 2) l’Ersu non ha nessun progetto o progettualità futura sull’area in questione.
A questo punto lo stato di emergenza, le motivazioni dello sgombero sono legati da un unico obiettivo: quello di distruggere e cancellare la nostra proposta politica, sociale e culturale che in 17 anni di attività il Centro Popolare ha radicato sul territorio cittadino e nel quartiere Antico Corso.
2) Perché da più di 17 anni la nostra attività è stata una risposta concreta all’indifferenza e all’abbandono da parte delle amministrazioni cittadine in un quartiere popolare dove non esiste una piazza, un angolo di verde, una bambinopoli, uno spazio di aggregazione sociale, un parcheggio, servizi alle famiglie degni di una città. Con la scusa del ripristino della legalità hanno motivato lo sgombero. Una illegalità che si chiama OCCUPAZIONE, forma di lotta e di protesta finalizzata al ripristino di una qualità di vita dignitosa che molti quartieri popolari a Catania si vedono negata!
Da più di 12 anni lo stesso ceto politico e gli stessi partiti amministrano questa città, quindi non hanno scuse o pretesti per giustificare la loro assenza propositiva sul territorio e soprattutto il loro silenzio sullo sgombero visto che, da noi invitati ad un confronto cittadino, non vi hanno partecipato.
Il Centro Popolare è uno spazio politico di confronto con una sua identità e noi non siamo riconducibili a nessuna forma di ricatto elettorale, siamo liberi e vogliamo restarlo.
Abbiamo ridato la speranza nel più totale vuoto istituzionale e nella mancanza assoluta di servizi, abbiamo costruito qualcosa che nessuno ha mai fatto in questa città. E tutto ciò lo abbiamo fatto senza mai nascondere la nostra storia politica.
Il Centro Popolare è uno spazio a disposizione di tutto il quartiere dove le attività come il doposcuola (organizzato e gestito insieme alle famiglie), la palestra, la ciclofficina e i diversi laboratori erano principalmente un momento di valorizzazione di rapporti sociali senza fini di lucro.
Solidarietà, rispetto e partecipazione: questo pretendiamo da chi partecipa e frequenta.Il Centro Popolare, infine, è l’unico spazio a disposizione in quartiere per i bambini.
Ecco perché continuiamo ad affermare che lo sgombero violento del Centro Popolare è stato pretestuoso e compiuto in malafede, con l’unico obiettivo di mettere in scena una reazione violenta che potesse criminalizzare il nostro progetto.
E oggi, con il senno del poi, di fronte agli ultimi fatti di cronaca, pensiamo che questa classe politica usi forme legalizzate di violenza come risposta alle contraddizioni sociali, perché non ha altri strumenti politici o semplicemente perché fa parte della sua sottocultura della sopraffazione.
Abbiamo accolto l’invito del Presidente del Consiglio Comunale a partecipare a questo incontro con i capigruppo consiliari per avanzare le seguenti richieste:
a) richiedere un Consiglio Comunale straordinario in merito all’emergenza, alle modalità e motivazioni dello sgombero effettuato il 30 ottobre scorso in via Plebiscito 782;
b) richiedere una dichiarazione ufficiale della Giunta Comunale in merito allo sgombero e ai progetti di riqualificazione del quartiere Antico Corso, visto lo stato di degrado in cui versa il quartiere e le conseguenti condizioni precarie cui sono costretti gli abitanti,
c) richiedere la riapertura immediata del portone del Centro Popolare attraverso una richiesta ufficiale del Comune di disponibilità da parte della Regione e la relativa consegna al Centro Popolare senza alcuna restrizione in merito alla nostra identità politica, perché qualsiasi proposta che svalorizzi o impedisca ai compagni del Centro Popolare di essere e esprimere la propria progettualità politica in città, verrà rifiutata.
Catania, 20 dicembre 2009
CATANIA SPERA SE EXPERIA RESISTE
Centro Popolare Experia
www.senzapadroni.org
cpoexperia@senzapadroni.org
Perché venerdì 18 dicembre abbiamo incontrato i capi gruppo politici del Consiglio Comunale di Catania:
1) Perché oggi sappiamo con certezza, dopo gli incontri avuti con alcuni organi istituzionali, che lo sgombero del Centro Popolare effettuato il 30 ottobre 2009 è stato pensato ed eseguito per far tacere e cancellare la nostra esperienza politica fatta di aggregazione sociale giovanile, aggregazione popolare ma soprattutto chiaro punto di riferimento politico. Lo sgombero è stato architettato dalla magistratura (dott. Serpotta), dal Sovrintendente ai beni culturali di Catania (arch. Campo) e da Alleanza Nazionale ora Partito Della Libertà (on. Salvo Pogliese, consiglieri Bellavia e Messina).
La necessità della disponibilità dell’immobile, le motivazioni espresse prima e dopo lo sgombero si sono dimostrate infondate.
Lo sgombero è stato un atto politico.
Queste le reali motivazioni.
AN-Pogliese. Gli esponenti, all’apparenza persone perbene e rispettabili, sono i rampolli del nuovo fascismo catanese che cova e pretende che questa città resti nera (ammesso che lo sia mai stata!).In particolare, l’on. Pogliese è il rampollo di una famiglia politica che in provincia è portavoce di grandi interessi di business: lo “Studio Pogliese del Dott. Antonio Pogliese - consulenza ed assistenza amministrativa, contabile e societaria” che vanta legami con il gruppo Abate (grande distribuzione), è membro di diversi C.d.A. come quello dell’Università di Catania, Credito Siciliano, Etnambiente e Etnapolis. Ma soprattutto la famiglia Pogliese è promotrice sia di nuovi modelli di consumo (format centri commerciali) che della ormai famosa finanza di progetto applicata ad opere pubbliche e non solo.
Dott. Serpotta. Magistrato catanese, non particolarmente distintosi nell’attività antimafia, da sempre pronto a seguire e inseguire i militanti (o volontari) del Centro Popolare Experia forse anche per conquistare almeno per un attimo la ribalta cittadina e una probabile promozione per meriti.
Arch. Campo. Sovrintendente capo a Catania, alla spasmodica ricerca di un salto qualitativo e professionale. Politicamente in seno al MPA di Lombardo aspira, in vista della famosa ristrutturazione dell’organismo regionale per la tutela dei beni culturali, ad una carica regionale precedentemente negata dallo stesso Lombardo. Ecco perché si è prestato alle pressioni e richieste di Pogliese (AN), ecco perché negli ultimi mesi a Catania, con fare sceriffesco, ha proceduto sia allo sfratto dell’Istituto d’Arte in via Crociferi sia allo sgombero del Centro Popolare, che rappresenta un luogo strategico dal punto di vista di posizionamento nel territorio e dal punto di vista dell’importante valore immobiliare. L’edificio infatti comprende anche la Scuola Manzoni, una vasta area esterna in cui è inclusa l’area della chiesa della Purità che già nel 1999 aveva dato in uso alla facoltà di Giurisprudenza per la costruzione di aule, non tutelando i resti archeologici presenti nell’area.. Quei lavori sono stati bloccati dalle proteste degli abitanti del quartiere mosse insieme ad al Comitato Antico Corso e al Centro Popolare Experia.All’indomani dello sgombero l’arch. Campo ha sempre affermato che l’edificio sgomberato sarà destinato all’Ersu e utilizzato per “servizi” agli studenti universitari. Tuttavia, dopo il nostro incontro con l’Ersu (ente commissariato e in piena crisi finanziaria) abbiamo ufficialmente constatato che: 1) nonostante il decreto del 1985 disponesse l’affidamento all’Ersu dell’immobile e di tutta l’area con il ruolo di tutelatore da parte della Sovrintendenza, l’ente non è mai rientrato in possesso di alcun immobile 2) l’Ersu non ha nessun progetto o progettualità futura sull’area in questione.
A questo punto lo stato di emergenza, le motivazioni dello sgombero sono legati da un unico obiettivo: quello di distruggere e cancellare la nostra proposta politica, sociale e culturale che in 17 anni di attività il Centro Popolare ha radicato sul territorio cittadino e nel quartiere Antico Corso.
2) Perché da più di 17 anni la nostra attività è stata una risposta concreta all’indifferenza e all’abbandono da parte delle amministrazioni cittadine in un quartiere popolare dove non esiste una piazza, un angolo di verde, una bambinopoli, uno spazio di aggregazione sociale, un parcheggio, servizi alle famiglie degni di una città. Con la scusa del ripristino della legalità hanno motivato lo sgombero. Una illegalità che si chiama OCCUPAZIONE, forma di lotta e di protesta finalizzata al ripristino di una qualità di vita dignitosa che molti quartieri popolari a Catania si vedono negata!
Da più di 12 anni lo stesso ceto politico e gli stessi partiti amministrano questa città, quindi non hanno scuse o pretesti per giustificare la loro assenza propositiva sul territorio e soprattutto il loro silenzio sullo sgombero visto che, da noi invitati ad un confronto cittadino, non vi hanno partecipato.
Il Centro Popolare è uno spazio politico di confronto con una sua identità e noi non siamo riconducibili a nessuna forma di ricatto elettorale, siamo liberi e vogliamo restarlo.
Abbiamo ridato la speranza nel più totale vuoto istituzionale e nella mancanza assoluta di servizi, abbiamo costruito qualcosa che nessuno ha mai fatto in questa città. E tutto ciò lo abbiamo fatto senza mai nascondere la nostra storia politica.
Il Centro Popolare è uno spazio a disposizione di tutto il quartiere dove le attività come il doposcuola (organizzato e gestito insieme alle famiglie), la palestra, la ciclofficina e i diversi laboratori erano principalmente un momento di valorizzazione di rapporti sociali senza fini di lucro.
Solidarietà, rispetto e partecipazione: questo pretendiamo da chi partecipa e frequenta.Il Centro Popolare, infine, è l’unico spazio a disposizione in quartiere per i bambini.
Ecco perché continuiamo ad affermare che lo sgombero violento del Centro Popolare è stato pretestuoso e compiuto in malafede, con l’unico obiettivo di mettere in scena una reazione violenta che potesse criminalizzare il nostro progetto.
E oggi, con il senno del poi, di fronte agli ultimi fatti di cronaca, pensiamo che questa classe politica usi forme legalizzate di violenza come risposta alle contraddizioni sociali, perché non ha altri strumenti politici o semplicemente perché fa parte della sua sottocultura della sopraffazione.
Abbiamo accolto l’invito del Presidente del Consiglio Comunale a partecipare a questo incontro con i capigruppo consiliari per avanzare le seguenti richieste:
a) richiedere un Consiglio Comunale straordinario in merito all’emergenza, alle modalità e motivazioni dello sgombero effettuato il 30 ottobre scorso in via Plebiscito 782;
b) richiedere una dichiarazione ufficiale della Giunta Comunale in merito allo sgombero e ai progetti di riqualificazione del quartiere Antico Corso, visto lo stato di degrado in cui versa il quartiere e le conseguenti condizioni precarie cui sono costretti gli abitanti,
c) richiedere la riapertura immediata del portone del Centro Popolare attraverso una richiesta ufficiale del Comune di disponibilità da parte della Regione e la relativa consegna al Centro Popolare senza alcuna restrizione in merito alla nostra identità politica, perché qualsiasi proposta che svalorizzi o impedisca ai compagni del Centro Popolare di essere e esprimere la propria progettualità politica in città, verrà rifiutata.
Catania, 20 dicembre 2009
CATANIA SPERA SE EXPERIA RESISTE
Centro Popolare Experia
www.senzapadroni.org
cpoexperia@senzapadroni.org
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