Il Sole24ore 9 settembre 2013
Il comportamento di Silvio Berlusconi non è dignitoso e suggella
un'esperienza politica che si chiude sotto il segno di un permanente
conflitto di interessi. Invece di occuparsi di cose serie (il lavoro che
non c'è e il risparmio da proteggere) chiede al "suo" partito di
spendersi in toto per occuparsi dei problemi giudiziari di una persona
(cioè lui) che ha avuto tre gradi di giudizio per difendersi e rifiuta
il verdetto finale ponendo se stesso (grave) e l'Italia (gravissimo)
fuori dalle regole dello stato di diritto. Questa è la realtà.
Sbaglia
Berlusconi (molto) e sbaglia (soprattutto) chi nel suo partito lo
incoraggia o gli va dietro voltando le spalle al Paese e confermando
l'impronta padronale di una forza politica che rischia di congelare
sotto una cappa nefasta la rappresentanza di istanze di centro e di
centrodestra attente alle vere emergenze degli italiani e ancora molto
diffuse nel corpo vivo del Paese.
Due anni fa l'Italia era uscita da tutti i portafogli e questo
giornale si è assunto la responsabilità di segnalarlo con un titolo a
caratteri cubitali (FATE PRESTO) che esprimeva il rigore algebrico del
Sole 24 Ore ed è rimasto nell'immaginario collettivo. Allora Berlusconi
comprese e fece il passo indietro nell'interesse del Paese. Adesso,
purtroppo, rischia di trascinare i suoi (se non avranno un risveglio di
dignità) e gli altri in una spirale negativa che può solo fare male
(molto) a tutti. Da un po' di tempo in qua la situazione sui mercati
(almeno quella) è nettamente migliorata rispetto al novembre del 2011.
Sono, però, sotto gli occhi di tutti gli effetti della persistente,
strisciante, crisi di stabilità politica che ci ha già portato a essere
superati dalla Spagna nel giudizio degli investitori. C'è chi vuole fare
un po' di soldi e scommetterà su un periodo relativamente breve di
instabilità. Attenzione, però: il passo dalla piccola alla grande
speculazione può essere breve e, nel giro presumibilmente di tre
settimane, i mercati decideranno se le speranze per l'Italia sono perse o
rimangono in vita. Il segnale verrà dai tesorieri dei grandi fondi e
rifletterà esclusivamente il livello di perdita di denaro che potranno
(loro) riscontrare sui titoli italiani. Ovviamente, lo scudo e la Banca
centrale europea faranno la loro parte.
Il Paese ha bisogno di un governo che governi e metta a posto una
situazione molto difficile cogliendo l'opportunità di una fragilissima
ripresa con interventi (forti) nella scuola, nello Stato, nelle Regioni,
nella burocrazia centrale e locale, per preservare il rigore e liberare
risorse oggi sprecate da investire, attraverso minori prelievi e oneri,
sul capitale sopravvissuto delle multinazionali tascabili dopo che le
grandi aziende (soprattutto private) hanno clamorosamente fallito, con
le debite eccezioni, sul mercato globale e hanno (troppo) spesso chiesto
e ottenuto riparo nei flussi assistenziali della spesa pubblica
italiana. Si vada, dunque, in Parlamento e si verifichi se c'è dentro lo
schieramento berlusconiano chi, a viso aperto, vuole scommettere
sull'esperienza di governo in atto mettendo l'Italia e le ragioni della
sua emergenza economica e sociale prima di tutto. Si verifichi, altresì,
se all'interno del Parlamento emergono, in altre forze politiche,
condizioni di maturità per affrontare seriamente i temi spinosi
dell'economia e quello non accantonabile della riforma elettorale. Le
ipotesi da verificare sono un governo vero che arrivi fino al semestre
europeo di presidenza italiana facendo (non galleggiando) o un governo
di scopo per archiviare almeno il Porcellum prima del nuovo ricorso alle
urne. L'economia ha bisogno di scelte forti e del (massimo) di governo,
non di pannicelli caldi o governicchi di sorta.
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